Regia di Sang-soo Hong vedi scheda film
Mori (Ryo Kase) torna a Seoul per cercare di ritrovare Kwon (Young-hwa Seo), nel frattempo recatasi in montagna per problemi di salute: la donna ha ricevuto delle lettere da Mori ma cadendo le scompagina e le rilegge così come le ha ricomposte: la narrazione del film seguirà anch'essa questo (dis)ordine.
Hong Sang-soo fa parte - con Kim Ki-duk e Park Chan-wook - di quel piccolo gruppo di cineasti sud-coreani conosciuti e apprezzati nei principali festival e manifestazioni cinematografiche occidentali, ma , al contrario degli altri due citati, di lui - nonostante una carriera ultraventennale e oltre 20 lungometraggi all'attivo - non avevo ancora visto nulla: 'La collina della libertà' è una favoletta dai toni lievi sullo scorrere del tempo - si parla di passato, presente e futuro, Mori legge un libro intitolato 'Tempo' e quando la curiosa Youngsun (So-ri Moon) gli chiede di cosa parla, lui risponde laconico: "Del tempo..." - ed ha come protagonisti personaggi strambi ed eccentrici che scambiano tra loro estenuanti dialoghi che vertono dai più banali e scontati dei concetti fino ad arrivare a trattare di libertà, amore, sogni e delusioni della loro esistenze.
Hong filma con stile molto personale, caratterizzando tutto il narrato su toni volutamente modellati sulla leggerezza e la levità del tocco, dando al film un'impronta surreale, data non tanto da quanto accade ma dalla scombinata sequenzialità degli eventi; le scene (spesso introdotte dalla voce fuori campo di Mori) dialogate sono filmate con lunghi piani-sequenza, senza il ricorso, tipico del cinema occidentale, all'uso di campo-controcampo e primi piani, nel bel mezzo delle quali in regista inserisce rapide zoomate.
Gli attori, in parte per il minimalismo che si ripercuote anche sui ruoli interpretati ed in parte a causa dell'Inglese, un po' scolastico, usato come lingua veicolare dei loro discorsi, offrono prove non certo memorabili.
Sono lo specchio di 'La collina della libertà', gradevole opera intimista, la cui esilità fa si che non rimarrà di certo negli annali di una cinematografia così all'avanguardia come quella sudcoreana, ricca di lavori di ben altro spessore.
Voto: 6,5 (v.o.s.).
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