Regia di Severin Fiala, Veronika Franz vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - ORIZZONTI
Un paesaggio ameno ma realistico di campagna agricola dove prati verdi si alternano a piantagioni di mais e a boschi fitti e ombrosi di conifere alte e ravvicinate. All'estremità di una dolce collina erbosa si staglia una moderna villa dai tratti post-moderni ricercati ed essenziali che, almeno a prima vista, stona nettamente con l'ambiente semplice circostante.
All'interno due gemellini che possono avere otto/dieci anni: belli, biondi, assolutamente identici: aspettano con una certa apprensione che mamma faccia ritorno a casa. Ed infatti questa arriva, sola, col volto fasciato da bende, come reduce da un complesso intervento di plastica facciale, ed un atteggiamento freddo e distaccato che suscita dapprima perplessità e poi instilla dubbi sempre più forti nei due giovani ma svegli fratellini, circa la vera identità di quell'individuo che dice di essere la loro genitrice.
Come un automa la donna, che dai tratti ricorda l'inquietante robot-donna di Metropolis di Lang, pulisce casa, controlla cosa tramino i due bambini e smonta ogni loro progetto o proposito, come quello di tenere con sé un gatto randagio, o continuare la collezione di scarafaggi giganti che entrambi i ragazzi collezionano vivi in un grosso contenitore di vetro.
Ma si tratterà davvero di mamma o è un altra donna che sta tentando di entrare fraudolentemente nella loro vita familiare, violando un'intimità già apparentemente compromessa da una situazione familiare imprecisata, ma di cui si paventa sia cambiato qualcosa di recente? Andando a riguardare vecchi albun di foto, ai due bambini vengono dubbi sempre più laceranti e difficili da accettare senza reagire. Inoltre tra i due ragazzi, uno finisce sempre per accodarsi alle decisioni dell'altro, subendo un pò passivamente le iniziative del gemello più determnato.
In un continuo, quasi sadico, concitato ribaltamento di ruoli, dove gatto e topo si alternano i ruoli tra i due gemelli e una madre che pian piano abbandona le sue bende per mostrare i propri nuovo connotati, il film accumula tensione e violenza, che è quella che nasce quasi incontrollata da un sentimento di sopravvivenza che l'essere umano tira fuori inconsapevolmente come arma segreta per assicurarsi la salvezza.
Un thriller che prepara abilmente il suo terreno tattico per sviscerare una soluzione forse un po' studiata a tavolino, ma che in fin dei conti non fa una piega e quadra perfettamente col (sanguinoso) corso degli eventi.
Interessante esordio nella regia della moglie di Ulrich Seidl, Veronica Franz, coadiuvata dal giovane Severin Fiala. Gli influssi e le atmosfere malate proprie dello stile eccitato e morboso del marito e celebre regista austriaco, trapelano tutte, evidenti, e ugualmente purulente di tensioni e schizzi di violenza: impulsi che si annidano nel corpo e nella mente di adulti come di bambini apparentemente innocenti, ma già pervasi dalla follia che si annida in ognuno, e che esce incontrollata a seguito di traumi che non verranno mai assimilati completamente, tramutando i malcapitati da vittime innocenti a sanguinari aggressori senza pietà alcuna.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta