Regia di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry vedi scheda film
Ad Aleppo il brandello immacolato di un vestito da sposa può salvare la vita: i cecchini non sparano a chi ha il capo incoronato di bianco. Così al giornalista Gabriele Del Grande è venuta l’idea per Io sto con la sposa, dall’accostamento tra l’abito nuziale e il tradizionale segno di resa divenuto, negli anni, per molti, segno di pace. Da Milano a Malmö la strada è lunga, soprattutto per i rifugiati obbligati dalle leggi internazionali a restare nel primo paese europeo su cui mettono piede.
Ma nessuno fermerebbe un vivace corteo matrimoniale, dicono Del Grande, Augugliaro e il poeta Soliman Al Nassiry, imbastendo il pretesto da cui muove il film: un gruppetto di profughi siriani e palestinesi in abiti da cerimonia che risale faticosamente il continente, percorrendo a piedi i sentieri già calpestati in passato dai contrabbandieri italiani e francesi, trovando accoglienza da amici solidali in rifugi di montagna, studiando le strade meno battute e gli stratagemmi più efficaci, respirando di sollievo a ogni passaggio di confine. C’è molta scrittura, in Io sto con la sposa, girato nei 4 giorni che ci vogliono per arrivare dall’Italia alla Svezia, con una strizzata d’occhio a Kusturica e un’altra agli espedienti da commedia, ma soprattutto con piglio da on the road intimista, così che infine sono i racconti, le storie, le chiacchiere di viaggio a prendere il sopravvento. Tracciando una condivisione di clandestinità tra i migranti e chi li aiuta, che è soprattutto la testimonianza di una necessaria disobbedienza civile.
Abbonamenti disponibili su iTunes (semestrale 34,99€ - annuale 59,99€)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta