Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
Ma cosa succede là sotto. Ulrich Seidl ci svela il segreto. Nelle cantine delle villette monofamiliari o dei condomini borghesi ci sono scheletri che non hanno più voglia di stare nell’armadio. Escono e si mettono in mostra, per una forma di esibizionismo che si direbbe la naturale continuazione delle perversioni che li hanno creati. Passione per le armi, per i cimeli del nazismo, per le pratiche sadomaso: pacifici ultracinquantenni si mettono a nudo (a volte, nel senso letterale del termine) per palesare il lato oscuro della loro personalità, che è poi quello di cui vanno maggiormente fieri. In questo documentario, il gusto per il dettaglio scabroso si accompagna alla quieta limpidezza di uno sguardo posato su una superficie perfettamente liscia: la scena è levigata da un’assenza di vergogna così radicale da uguagliare, in purezza, la più immacolata delle innocenze. Raccontarsi per quello che si è, senza il minimo pudore, è una sincera testimonianza della propria fede: alla propria diversità si crede fino in fondo, con orgoglio, e non c’è dunque alcun motivo di nasconderla. La si può perfino spiegare, a parole o con dimostrazioni pratiche, tirando colpi di pistola contro sagome umane o esibendosi in sofisticati giochi erotici. Vizio e divertimento sono le manifestazioni esteriori di precise scelte di vita, di cui si può parlare liberamente, perché quei comportamenti sono basati sulla coerenza e sulla totale mancanza di ipocrisia. Non si ha paura di essere sbagliati, di non essere normali, di poter provocare scandalo. Come in Canicola, ci si sente forse parte di uno scabroso tutto, in cui ognuno si riflette nell’altro come nello specchio deformante del proprio io: tutti sono mostri, ciascuno a modo suo, in un anodino quadro di ordinarietà che spegne, sul nascere, qualsiasi convenzionale moto di sdegno. Nello squallido spettacolo degli istinti prevale, per una volta, la sensazione che non vi sia nulla di male. La sfera privata è il territorio delle infinite opportunità, dove non esistono schemi di riferimento, e l’individuo può esprimersi in maniera del tutto autonoma e creativa: la musica ed altre forme di arte forniscono, non a caso, lo sfondo ideale a quel teatro della verità, in cui ci spoglia degli abiti civili per indossare i costumi che rapiscono fuori al tempo e dallo spazio, dentro le sinistre follie della Storia, in mezzo agli animali selvaggi delle savane, o verso visionarie dimensioni del sesso, in cui la carnalità è anzitutto uno sconvolgente gioco di potere. L’utopia è a portata di mano, a pochi metri di distanza, in fondo ad una scala che si può scendere in ciabatte: è la parte di noi che non possiamo portarci sempre dietro, e che dunque lasciamo a casa, custodendola gelosamente, come un insostituibile gioiello della nostra intimità. L’eccesso diviene prezioso se è il frutto esclusivo della propria inventiva: allora diventa un abuso di sé e dei propri sentimenti che si trucca di eccentricità, però ha il cuore pulsante di coraggio. La stravaganza proibita è forte ma innocua, perché ha l’animo guerriero - e sognante - di un bambino.
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