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In the Basement

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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La recensione su In the Basement

di Mulligan71
7 stelle

Il nuovo lavoro del gigantesco cineasta austriaco, e qualcuno, prima o poi, dovrà rendersene conto e tributargli i riconoscimenti che si merita, ci porta negli scantinati delle case per bene degli austriaci per bene, frugando fra le scatole dimenticate della Storia e l'umanità marcita che popola quegli angusti spazi. Lo fa con il suo solito stile, documentaristico, stilizzato, ancora più immobile degli ultimi suoi memorabili film, ovvero i tre capolavori del trittico del "Paradiso". "Im Keller", che significa proprio "nelle cantine", è il film più arduo e più estremo di Seidl. La telecamera entra in queste stanze, sprofondando sempre più in un inferno fatto di nostalgici del nazismo, cantanti lirici falliti che gestiscono poligoni di tiro sotterranei, feticismo, sadomasochismo e rapporti di coppia catatonici, in cui ogni cosa, paradossalmente, pare al posto giusto, quando, dietro a quelle porte che si chiudono, di anche solo vagamente sano, c'è poco. Ma Seidl non giudica, pedina, e il suo Cinema prende nota delle varie situazioni, non risparmiandoci nulla, dal sesso esplicito e ributtante, alla terribile solitudine della paradigmatica borghesia austriaca. Fucili e giganteschi crocifissi, volontarie della Caritas che nella loro vita segreta si fanno umiliare per provare piacere, la paura dell'Islam. La telecamera non si sposta mai all'esterno, si muove in questi labirinti di decadenza e follia: quando la notte scende, le luci si spengono nelle stanze di vita quotidiana e si accendono nelle cantine, come piccoli occhi gialli, feroci e pieni di piscio. Forse non il lavoro più riuscito di Seidl, ma ancora una volta, il suo Cinema, ci mette di fronte a ciò che siamo diventati e a ciò che ci circonda. Mai distribuito in Italia, ovviamente.

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