Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – FUORI CONCORSO
Torna instancabile ed incurante del tempo che passa, per tutti ma non per lui se non negli anni, che sono ormai quasi 106, il grande vecchio Manoel de Oliveira: questa volta con un cortometraggio-colossal con tanto di eserciti, cavalli e spade, a dimostrare che la capacità di direzione e coordinamento che un regista deve possedere soprattutto quando la produzione si avvale di scene di massa, di per sé impegnative e dispersive, non si vanificano, almeno nel suo caso, con l'avanzare di un'età che sta valicando i limiti della leggenda.
Un film coltissimo e complesso, che cita tre precisi riferimenti letterari come oggetto di discussione nel bel mezzo di un parco cittadino, dove su una panchina tre personaggi storici più un autore letterario si incontrano per scambiarsi riflessioni sulla necessità di farsi forti delle lezioni della storia per dirimere questioni, dilemmi e problematiche che affliggono il momento che si sta vivendo: imparare dalla storia ad affrontare le incognite del nostro imminente futuro.
Per far questo si tira in ballo il vecchio uomo protagonista dell'opera I Lusiadi, di Luis de Camoes, il quale cita nella sua opera sia il Don Chisciotte di Cervantes a rappresentare la Spagna, sia la figura di Camilo Castelo Branco di Pascoaes per il Portogallo: due figure che assieme al vecchio del restelo ebbero la capacità, e dunque per certi versi il pessimismo, di prevedere tragiche ed emblematiche sconfitte, e per questo motivo ingiustamente ed imprudentemente considerati contrari al progresso e retrogradi o conservatori. Le loro previsioni nefaste in qualche modo fanno si che due territori confinanti e geograficamente uniti sotto lo stesso ambito, “un unico deserto separato da due oasi” - si dice nel film, siano in realtà due unità politicamente, linguisticamente e culturalmente differenziati in modo netto e a tutti gli effetti irragionevole.
Riflessioni colte, erudite, che tuttavia non pesano troppo nemmeno ad uno spettatore per molte ragioni lontano ed impreparato a cogliere tutti i riferimenti storici e culturali che questo incontro paradisiaco fornisce e stuzzica.
Una nuova occasione per farci affascinare da un uomo senza tempo che affascina ed avvince ad ogni puntuale circostanza di rincontrarlo, cosa che avviene ormai da qualche decennio con puntuale ma tutt'altro che ossessiva cadenza annuale.
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