Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Riflessione sulla storia del Portogallo a partire da I Lusiadi di Camoes, poema epico che sta alla base della letteratura nazionale, e dalle sue correlazioni con il Don Chisciotte di Cervantes e con l’opera di Camilo Castelo Branco, scrittore del diciannovesimo secolo.
The old man of Belem – titolo per la distribuzione internazionale, mentre quello originale è O velho do restelo, “il vecchio della locanda” – è l’ultimo lavoro a soggetto firmato dal Maestro de Oliveira, alla tenera età di 106 anni (classe 1908); neppure l’ultimo in assoluto, a ogni modo, dato che all’inizio del 2015 licenzierà il documentario Um seculo de energia. Nei venti minuti scarsi di questo lavoro il regista portoghese fa incontrare per assurdo Don Chisciotte, Camilo Castelo Branco, Luis de Camoes e Texeira de Pascoaes e li inserisce in un’ampia discussione sulla storia della letteratura, che parte da I Luisadi di Camoes per passare attraverso Cervantes (che, ci tiene a precisarlo con orgoglio De Oliveira, scriverà il suo Don Chisciotte solamente 16 anni dopo I Lusiadi) e approdare infine a tempi più recenti con gli altri due autori. Il solito De Oliveira: un cinema statico, ma immaginifico, dai colori vivi e dalle atmosfere di sogno, con frequenti inserti da precedenti sue pellicole, incluse Amore di perdizione; No, la folle gloria del comando; Giorno della disperazione; Quinto impero e perfino dal contemporaneo Chafariz das virtudes, enigmatico trailer della Viennale 2014, di cui viene data un’efficace spiegazione. Presentato a Venezia 2014, The old man of Belem ha come protagonisti Luis Miguel Cintra, Ricardo Trepa, Diogo Doria e Mario Barroso. 6,5/10.
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