Trama
Europa dell'Est, anni Quaranta. Tsili è un'adolescente di diciassette anni, i cui genitori e il resto della famiglia sono stati deportati nei campi. Con gli istinti di un piccolo animale, Tsili si è costruita un nido nella vasta foresta che domina la valle. Un giorno, nella foresta Tsili incontra Marek, un ebreo quarantenne con cui decide di vivere fino al momento in cui questi andrà via.
Approfondimento
TSILI: L'ADATTAMENTO DI PAESAGGIO CON BAMBINA
Diretto da Amos Gitai e sceneggiato dal regista con Marie-José Sanselme, Tsili racconta sullo sfondo degli anni Quaranta la storia di una giovane donna ebrea, che vive nascosta in una foresta dopo che la sua famiglia è stata deportata nei campi di concentramento. Con un leggero ritardo mentale e non al passo con gli eventi che le accadono intorno, la protagonista Tsili un giorno intreccia il suo cammino con quello di Marek, un ebreo come lei in fuga dalle crudeltà che si consumano a valle.
Ispirato al romanzo Paesaggio con bambina di Aharon Appelfeld, Tsili racconta il cammino errante di personaggi sprofondati nell'incubo della guerra e costretti a fare appello al proprio intuito e alla propria vitalità per sopravvivere in un universo senza speranza.
Con la direzione della fotografia di Giora Bejach, le scenografie di Andrei Chernikov e i costumi di Dani Bar Shai, Tsili ha tra i produttori associati l'italiano Carlo Shalom Hintermann e così viene raccontato dal regista, in occasione della partecipazione fuori concorso dell'opera al Festival di Venezia 2014: «Ho voluto che la storia di Tsili fosse incarnata da tre protagoniste: due attrici, Sara Adler e Meshi Olinski, che hanno età diverse, e una voce femminile, quella di Leah Koenig. È come se nelle biografie di questa generazione di giovani donne sopravvissute, distrutte dall'Olocausto, ci fossero degli enormi buchi. Come se gli anni della giovinezza e del piacere fossero stati sottratti loro, e mai restituiti.
Il film è parlato in yiddish, la lingua della diaspora europea. Sono stato ispirato da ciò che Aharon Appelfeld ha detto a Philip Roth: La realtà dell'Olocausto supera ogni immaginazione. Se io fossi rimasto fedele ai fatti, nessuno mi avrebbe creduto. Invece, scegliendo una ragazza, un po' più grande di quanto fossi io all'epoca, ho sottratto la "storia della mia vita" alla morsa della memoria e l'ho consegnata alla creatività. Così, la memoria non è più l'unica proprietaria. C'è bisogno di una spiegazione logica, un legame che metta assieme le cose raccontate. Gli eventi straordinari sono accettabili solo se fanno parte di una struttura generale e aiutano a comprenderla.
Quando ho scritto Paesaggio con bambina ero interessato alle possibilità dell'ingenuità nell'arte. Può esistere un'arte moderna ingenua? Mi sembra che, senza l'ingenuità che troviamo ancora nei vecchi, nei bambini e in qualche misura anche in noi stessi, l'opera d'arte presenti dei difetti. Così, ho cercato di correggere questi difetti».
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