Regia di James Franco vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – FUORI CONCORSO
Dopo As I lie dying, James Franco regista ed attore torna ad adattare Faulkner e completa una prima ideale trilogia che, oltre al presente e al citato, comprende quel Child of God trasposto da McCarthy, in cui l'autore ci racconta l'America imbarbarita, povera o impoverita dei coloni dell'8-900, dopo le ebbrezze della conquista dei secoli precedenti in un faccia a faccia drammatico con la dura realtà legata alla scarsità di mezzi e alla necessità di sfamare bocche di famiglie numerose.
Un adattamento, questo forse ancora più degli altri due, difficile, complesso e spigoloso, che Franco, anche sceneggiatore a coronamento delle sue potenzialità e versatilità a 360 gradi, organizza, raggruppa e ordina in tre capitoli dal titolo dei tre fratelli capostipiti (e superstiti) della un tempo abbiente famiglia Compson, ora da decenni in disgrazia e per tale motivo costretta a vendere pian piano il suo ampio lotto di terra per affrontare le spese legate alla sopravvivenza, alla istruzione, e al vivere in generale. Tre fratelli, tre sfumature caratteriali che li differenziano come dal giorno alla notte: il problematico Benjy, con grosse tare cerebrali che peggiorano col crescere degli anni (lo interpreta lo stesso Franco), il sensibile, umorale Quentin, timido e troppo riservato per poter prendere le redini di ciò che resta della proprietà, e infine il cinico Jason (è Scott Haze, già notevolissimo psicopatico in Child of God, in concorso a Venezia 70), anima dannata e perduta in una malvagità ormai fine a se stessa.
Un viaggio allucinato verso un baratro che spinge inesorabilmente sempre più in basso, fino all'indigenza, il destino di una famiglia un tempo potente e prestigiosa, afflitta nell'ultimo cinquantennio da ogni tipo di disgrazia.
Comparse di attori ormai affezionati ed “indispensabili” come l'immancabile Tim Blake Nelson fanno posto anche a presenze di illustri amici come Seth Rogen, Jon Hamm e il fratello del regista Dave Franco.
A differenza di As I lie Dying, ma pure dell'insostenibile ma potente Child of God, qui la maniera e la caricaturalità che sfocia in molti personaggi (quello con gravi handicap mentali portato sullo schermo dai James Franco, pur lodevole, su tutti) impegnati a recitare l'agonia che porta al delirio e alla disperazione, diventa una ostentazione a mio giudizio un po' forzata, come da poeti a tutti costi maledetti che sono certamente vittima di un destino avverso, ma che ne approfittano per platealizzarlo crogiolandocisi addentro.
Nulla può scalfire le innegabili buone intenzioni dell'autore, né l'impegno profuso nell'operazione non certo facile e anzi quasi temeraria, ma il senso di compiacimento e di costruita autorialità rendono l'operazione nel suo complesso un po' astratta e teorica, come se non fossero sufficienti le pur dovute e necessarie premesse iniziali per giustificare una caduta quasi compiaciuta.
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