Espandi menu
cerca
Fires on the Plain

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ClintZone

ClintZone

Iscritto dall'11 novembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 3
  • Post -
  • Recensioni 122
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Fires on the Plain

di ClintZone
9 stelle

Un insolito Tsukamoto alle prese con un film sulla guerra. La follia e la pazzia che solo una spaventosa guerra può installare nella mente di un uomo rendendolo per sempre un morto che cammina.

Ed ecco il Tsukamoto che non ti aspetti. 

Il suo film del 2014 "Fires on te Plain" ha suscitato l'interesse di praticamente tutti gli appassionati di cinema, sopratutto gli estimatori di Tsukamoto, uno dei maestri indiscussi del mondo della settima arte. 

Tsukamoto come tutti sapranno ha una passione smisurata per Cronenberg, basta vedere i suoi primi film per capirlo, ma qui ci spostiamo in binari ben diversi, tanto che qui ci troviamo di fronte ad un film di guerra. 

Un film di guerra che non mostra tanto la guerra in se, ma mostra più che altro i suoi "effetti collaterali" in chi rimane vivo (ma vivo si fa per dire) dopo una interminabile fila di massacri. 

Un film sulla pazzia, sulla follia, sulle cose più disumane che l'uomo indipendentemente dalla sua razza e dai suoi "credi" politici possa mai fare. 

In questo film troveremo di tutto, scene addirittura che potrebbero essere anche tipiche di uno splatter-movie. 

Tsukamoto non ci risparmia di certo teste spaccate in due, sbudellamenti, cervelli usciti dalla testa e calpestati dai stivali dei soldati, gambe strappate da una parte, braccia strappate dall'altra parte....cannibalismo...cioè c'è tutto quello che serve per mostrare al pubblico che nella guerra...c'è qualcuno che è riuscito a farla franca ? La risposta è semplice. No. Ed è anche un No secco. 

D'altra parte questo discorso nel cinema l'hanno affrontato diversi registi a partire da Stone, fino a finire a Coppola e allo stesso Kubrick ma io credo che Tsukamoto più di chiunque altro abbia voluto premere il pedale della follia che si insinua nella mente degli uomini che si ritrovano a vivere una esperienza tragica, di morte certa. 

Se pensiamo poi che il cinema bellico è stato affrontato sempre e comunque sia dall'Occidente che dall'Oriente è interessante vedere come il tema sia stato sviluppato in maniera diversa. 

Per esempio il cinema di guerra Americano è un cinema puramente "politico", nel senso che si capisce benissimo come per esempio un Oliver Stone punti il dito verso un sistema politico marcio e stra-pieno di sbagli che creano guerre sanguinose. 

La stessa cosa Coppola, con "Apocalypse Now", anche li è evidente il lato politico di tutta la questione. 

Ma in Oriente, e sopratutto in "Fires on the Plain" la cosa cambia leggermente...ci si concentra sugli uomini ridotti ad essere zombie, uomini impazziti, allucinati...e questa è la sola cosa che questo film può avere in comune con un "Platoon" o con un "Apocalypse Now"...la pazzia. La pazzia che si impadronisce di un soldato vivo ma morto dentro. 

A Tsukamoto è evidente che non interessava il perchè e i motivi politici che hanno creato un mostro chiamato "guerra". 

A Tsukamoto interessava capire e far capire dalla guerra non si ritorna, e se ritorni sei solo un pezzo di carne che cammina, in balia di ricordi orribili e incubi infiniti, uno zombie con ricordi di morte, uno zombie con l'alito che puzza di carne umana. 

Questo è per me "Fires on the Plain", un film bellissimo, meraviglioso, non molto lungo e che ti cattura dall'inizio alla fine e Tsukamoto poi ha una grazie e una maestria nel girare il film che è roba dell'altro mondo, ma veramente. 

Solo un grande regista è capace di unire perfettamente scene ultra-violente e sanguinosissime con scene meravigliosamente belle concentrate sulla natura, su quei fiori che per fortuna non sono stati bagnati di sangue, su un cielo che sembra agitarsi, su delle nuvole che sembrano sempre presenti, l'oceano che si permette solo il rumore provocato dalle sue onde. 

Tsukamoto unisce magistralmente la morte con la poesia e ancora una volta ci regala un film meraviglioso. 

Girato come ho detto in maniera straordinaria e da vero maestro, colori accesissimi, scene mozzafiato, recitazioni perfette, il film potrebbe essere considerato un piccolo capolavoro nella filmorafia di Tsukamoto. 

Non potete perdervelo nella maniera più assoluta. 

Un film grandissimo, meraviglioso che deve essere visto ad ogni costo. 

ClintZone 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati