Regia di Kaan Mujdeci vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – CONCORSO - PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
Bambini & cani: binomio per molti irresistibile, specie se si affrontano storie o cartoni classici di Walt Disney, o la Heidi di Miyakazi. Ma anche ed altrimenti territorio pericoloso e favorevole a bruciarsi o crearsi quella steppa, quel vuoto che così magistralmente appare in sottofondo in molte interessanti e lunghe sequenze del film. Ecco ciò che capita nell'opera prima del turco Kaan Mujdeci, lodevole per creare le basi di un racconto che è lecito prenda pure diverse direzioni, per poi dedicarsi unicamente alla più prevedibile e rischiosa, tralasciando le altre, abbandonate a loro stesse.
La vita di un bambino sveglio di nome Aslan, che vive ai margini della steppa in una Turchia distante dai centri abitati, l'orgoglio che lo contraddistingue e si manifesta con entusiasmante prepotenza quando decide di non accontentarsi di impersonare un banale nano nella rappresentazione di Biancaneve per la scuola, ma aspirando al ben più nobile ruolo del principe e conquistare il cuore della sua amichetta, si incrocia casualmente con quella di un cane da combattimento dato per morto durante una lotta alla quale il bambino partecipa da spettatore assieme ad una banda di rozzi figuri, rappresentati da parenti, amici e vicini di casa.
Con l'ostinazione che gli è propria il ragazzo, accortosi che il cane è tutt'altro che morto, ma solo esausto e sanguinante, decide di salvargli la vita e convince il fratello maggiore a lasciarglielo portare a casa.
Da quel momento il film sbanda in dichiarazioni di intenti che non vengono per nulla mantenute: il bambino dichiara che mai farà tornare Sivas (questo il nome del cane, dalla città turca dalla quale proviene), e poco dopo lo porta a combattere lui stesso con alcuni altri cani di amici; poi, vist i successi ottenuti, comincia a farlo combattere in modo professionale negli incontri clandestini che gli amici del fratello e del padre organizzano nella steppa; fino a rischiare di vedersi portar via l'animale per le offerte che questi riceve dopo che la gente lo vede combattere.
Il film finisce per concentrarsi solo e comunque troppo su questo sanguinolento aspetto, che peraltro temiamo non lasci nulla alla finzione, considerato il realismo delle brutali scene di azzannamento tra belve, con i cani segnati da ferite rimarginate che non paiono davvero prodigi di make-up ma lacerazioni vere, per non parlare dell'espressione devastata delle bestie al termne degli scontri, che se derivasse da una impostazione di recitazione, conferirebbe al cane protagonista e ad i suoi antagonisti il diritto ad un premio per il miglior attore.
Sono scene nude e crude, che suscitano un certo fastidio e le prevedibili proteste in sala da parte di una minoranza sensibile alla problematica tirata in ballo.
Detto questo, e anche non tenuto conto di questo comunque non sormontabile aspetto morale, il film appare incerto nel delineare caratteri, atteggiamenti, soprattutto dei personaggi di contorno, affidando al bambino, dallo sguardo severo e truce sin troppo impostato, una caratterialità ed un egocentrismo da primattore che risultano effettivamente un po' troppo poco plausibili per un bambino pur sveglio e dinamico di quella età.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta