Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
Con The Postman’s White Nights Andrej Koncalovskij approda a un dispositivo tipicamente contemporaneo, etichetta “del reale”, piglio poetico, tecnologia leggera, fuori dalla lingua industriale: una macchina-cinema porosa, attori non professionisti che interpretano se stessi, fiction che si scioglie nel documentario, deriva nella contemplazione del paesaggio. La storia: un postino è l’unico tramite tra un villaggio russo nell’oblast’ di?Arcangelo e il mondo urbano, raggiungibile solo via barca, attraverso il lago Kenozero. È innamorato di una donna. Lei si trasferisce per un breve periodo in città. La barca di lui si danneggia. Angelo Maria Ripellino scriveva che il protagonista di Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij, fatto di nebbie e desiderio, era «tutto nella sua rassegnazione»: quello di Koncalovskij è tutto nella routine del lavoro, perché è quello a dettare il ritmo dei suoi giorni, perché sono quelle consegne, quei luoghi di beltà primitiva, quelle occasioni sociali, a definire l’orizzonte del suo esistere. E di questo racconta il film, con tono sereno e rassicurante ad alleggerire il dramma, composto da meravigliose vedute turistiche e liriche naturaliste, da un surrealismo leggiadro e da un tenero senso per il comico: della dignità di quest’uomo, di quel mondo, di quegli slanci e di quel quotidiano chiuso su se stesso, lontano come previsto dai conflitti della Russia di oggi (Koncalovskij è autore putiniano DOC), e sempre a un passo dall’archetipo.
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