Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – CONCORSO - LEONE D'ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA
Il ritorno di un autore come Koncalovskij non può che essere una occasione gradita, soprattutto se, dal titolo, dal cast russo di attori non professionisti, e da altri piccoli accorgimenti, ci rendiamo conto che questa sua apparizione corrisponde al filone legato alla madrepatria, e non invece a coproduzioni o blockbuster americani, ispiratori questi di pochi prodotti veramente validi (Runaway train su tutti, grazie anche ad una solida sceneggiatura alla base a cura del vecchio Kurosawa) e di alcuni disastri veramente evitabili (Tango & Cash su tutti).
Qui fughiamo ogni pericolo trovandoci in Russia, in un territorio ai confini della civiltà, immerso in una natura apparentemente incontaminata, non fosse che poco distante da ameni laghetti e colline erbose e praterie, sorge una avveniristica base spaziale utilizzata per il lancio dei missili.
Nel piccolo villaggio di pescatori che accoglie ancora le poche anime che non si sono arrese alla comodità di una vita meni salubre ma più a portata di mano in città, un postino cinquantenne bizzarro e pettegolo quanto basta, si occupa di consegnare missive, pensioni e pure generi di conforto ed alimentari alle persone, per lo più anziane, che dimorano ancora per quelle vallate.
L'uomo è da tempo nemmeno molto segretamente innamorato di una bionda ed avvenente ragazza madre, che invece gli preferisce altri uomini di passaggio, utilizzandolo solamente come strumento ove “parcheggiare” il proprio figlioletto ancora bambino che ama andare a pescare con lui e che lo chiama affettuosamente zio, apprezzando altresì i suoi racconti a volte bizzarri, a volte sin paurosi che lo preoccupano ma pure avvincono ed attanagliano a lui.
Da qualche notte accadono all'uomo strane sensazioni: si sveglia di soprassalto ed insonne e gli appare innanzi, a volte addirittura seduto sul petto, un grosso e bellissimo gattocertosino che lo scruta con interesse, per nulla spaventato del padrone di casa. A ciò si aggiunge un fatto spiacevole: una mattina scopre che qualcuno gli ha sottratto il motore della barca, impedendogli in tal modo di effettuare regolarmente le sue consegne ed arrestando un processo virtuoso ma necessario che isolerebbe dal mondo quei quattro abitanti sperduti in mezzo al nulla.
Koncalovskij lascia parlare la natura, abbozzando abilmente e con estro quasi pittorico una storia che poi si dipana con la naturalezza della vita quotidiana del posto più tranquillo e pacato che possa immaginarsi esistere al mondo. Coadiuvato da una fotografia che esalta spazi incontaminati ed accentua il divario tra civiltà arida e tecnologica e natura verde ed incontaminata, il piccolo film russo parte lento e si sviluppa lento con il ritmo solenne della vita scandita dai ritmi naturali, quelli della luce e delle tenebre. Il risultato è affascinante e potente, e la pellicola ha il potere sfrontato ed impudico di attrarre a sé lo spettatore, lasciando un preciso ricordo di sé che si rielabora e si fa ricordare positivamente. Una circostanza e una capacità di attrazione che potrebbe anche avere la meglio sui membri della giuria: evenienza che potrebbe giustificare pienamente anche il premio più ambito, ovvero il Leone d'oro.
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