Regia di Anatole Litvak vedi scheda film
L'avevo visto da bambino, e ancora me lo ricordavo... E' un ottimo thriller/noir, tesissimo e angoscioso. La suspense è data dal non sapere come andrà a finire e dalla minaccia che pende sulla protagonista come una spada di Damocle, mentre l'angoscia è prodotta da accorgimenti di regia molto abili e interessanti: si pensi alle numerose difficoltà della ex-rivale nel parlare apertamente con la protagonista (gettoni che finiscono, gente che ascolta, ecc.), alla sua impossibilità di avvertire l'ex amato del pericolo, e ai continui ostacoli e disguidi che la protagonista incontra nelle comunicazioni telefoniche. Il tutto contribuisce a creare un'atmosfera di vera ansia e nervosismo.
I flash-back sono in effetti molti, ma il fatto di svelare a pezzi la storia pregressa contribuisce non poco alla creazione della suspense. E questa storia è più torbida che mai. Nessuno dei personaggi è giustificabile o è solo vittima. Il padre di lei è possessivo e iperprotettivo; lei è succube di lui e insensibile alle limitazioni e alla dipendenza a cui costringe il genero; lui è sì vittima di questa situazione oppressiva, ma sceglie la peggiore via d'uscita, quella che termina nell'abisso; lo stesso chimico è un finto innocente, che cede a pesanti compromessi e finisce per essere sinistro e minaccioso quasi come gli altri sgherri (vedasi la scena della telefonata in controluce).
E' certamente un film pessimista, che però, fedele alla tradizione del noir, vede i protagonisti non vittima di un destino cieco, ma come responsabili della loro rovina, causata da una serie di scelte sbagliate.
Secondo me è un film molto buono e praticamente privo di difetti, che qualche critico invece vi vede. Lancaster è bravo, ma la Stanwyck è eccellente.
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