Regia di Daniel Barnz vedi scheda film
Lascia perdere, Jennifer! La Aniston, dopo un intero curriculum passato a interpretare commedie più o meno insulse (Una settimana da Dio, …e alla fine arriva Polly, La verità è che non gli piaci abbastanza, Come ammazzare il capo... e vivere felici, Come ti spaccio la famiglia, eccetera eccetera) tenta il grande salto nel cinema d'autore nelle doppie vesti di protagonista e produttrice del film. Peccato che ci sia da rimpiangere opere seminali come Due cuori e una provetta o Mia moglie per finta nel vedere quest'opera seconda di Daniel Barnz che racconta di una donna californiana colpita nel corpo (un gravissimo incidente automobilistico ha lasciato tracce su schiena e gambe) e nell'anima (la perdita del figlio). Ricca come solo un'ereditiera sfaccendata sa essere, tratta la sua domestica (Barraza) con fiero sarcasmo a suon di battute caustiche, frequenta un gruppo di autoaiuto dal quale si fa escludere per via di un'eccessiva propensione alla rissa dialettica e si infila nella vita di un vedovo (Worthington) la cui moglie - anch'ella ex frequentatrice del gruppo - si è suicidata. L'incontro con l'uomo potrebbe essere il viatico per una vita vissuta finalmente in verticale.
Inutile il film, inutile il cast con il reuccio dei botteghini (Sam Worthington, reduce da successi come Avatar, 40 carati e La furia dei Titani), inutile la virata sul cinema d'essai, che qui si risolve in una soap flemmatica, retorica e piuttosto scontata nei simbolismi, nella quale gli unici spunti degni di nota sono le stilettate al vetriolo della protagonista.
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