Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Sin dall’inizio, cioè i passi privi di meta di due stivali con una stella, per chi è smagato sul genere, fanno intuire di essere in presenza di una torbida persona capace di provocare solo guai. E questi infatti avvengono come previsto (senza quindi solleticare una grande ansia). Inoltre il soggetto riguarda una ragazza cieca a seguiti di un incidente a cavallo perseguitata da uno psicopatico assassino (e questo non è nuovo: l’unica differenza è che, mentre nei precedenti e successivi film la donna (è sempre una donna) sfrutta la propria infermità contando sul buio che mette in difficoltà l’aggressore, in questo film siamo quasi sempre in piena luce ed anzi abbondantemente su spazi aperti. Il regista ripetutamente induce lo spettatore a focalizzare l’attenzione su un braccialetto da uomo perso dall’assassino e poi ci distrae, in modo troppo semplicistico, dicendo che in realtà ne esiste un’altro uguale. A parte la vena razzistica nei confronti dei gitani, poco attendibile appare l’abbaglio del ragazzo zingaro che, anche se non sa leggere, dovrebbe almeno visivamente riconoscere che il nome scritto sul bracciale non è quello del fratello. Anche la fuga della ragazza a cavallo è poco credibile: il cavallo “salta” un ostacolo. Ad aumentare l’ansia il regista fa passare la maggior parte del film con la ragazza a piedi nudi. Un po’ miracoloso l’intervento alla fine da parte Steve mentre lo psicopatico tenta di affogare la ragazza. Insomma un film che ha un certo grado di suspense ma con un canovaccio che in molti (troppi) punti appare discontinuo, ad effetto, non omogeneo, prevedibile, nocendo così all’effetto “brivido”. Buona la recitazione comunque con una Mia Farrow dal carattere duro, al tungsteno. Brillante la musica di Elmer Bernstein. Visibile senza però attenderci molto. Voto 6
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