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Gli invisibili

Regia di Oren Moverman vedi scheda film

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La recensione su Gli invisibili

di steno79
7 stelle

Festival Internazionale del film di Roma- Cinema d'oggi.  George è un uomo sulla sessantina che si ritrova alla deriva, senza una famiglia e senza un posto dove andare. Dopo vari tentativi infruttuosi di trovare una sistemazione, si reca al Bellevue Hospital, il maggiore centro di accoglienza per gli homeless newyorkesi. L'amicizia con un uomo di colore nelle sue stesse condizioni gli restituisce un po' di speranza, ma i tentativi di riavvicinarsi alla figlia, che aveva abbandonato per un periodo di circa dieci anni, vengono purtroppo respinti sistematicamente dalla ragazza... 

Una discesa all'inferno che ricorda per certi versi quella del protagonista de "Gli equilibristi" di Ivano De Matteo, interpretato da Valerio Mastandrea, ma girata con uno stile più spoglio e rigoroso. La precarietà esistenziale e l'indigenza diventano le chiavi attraverso cui leggere la difficile congiuntura socio-economica dei giorni nostri, ma Oven Moverman ha il coraggio di costruire un film su un personaggio solo, in tutti i sensi, affidandosi ad un Richard Gere assolutamente privo di glamour, presente in quasi tutte le sequenze del film e calatosi con grande efficacia e sensibilità in uno dei ruoli più dolenti e disperati degli ultimi anni. Un film che si potrebbe definire "bressoniano" non solo per il lavoro di "spoliazione" effettuato da Gere e da altri interpreti del cast, ma anche per il gusto di riprendere certe inquadrature attraverso porte, grate e altri divisori, tipico del maestro francese in alcune delle sue ultime pellicole, in particolare ne "L'argent". A me è sembrata un'operazione nel complesso sincera e convinta da parte del divo americano e del regista di "Oltre le regole- The messenger", un film comunque mainstream ma che ha il coraggio di mettere il dito su una piaga dolorante della nostra società, senza enfasi e senza sensazionalismi d'accatto, anche se alcuni personaggi secondari sono inseriti in maniera forse un po' pretestuosa nel filo del racconto, che a tratti disperde l'interesse dello spettatore con episodi piuttosto superflui come l'incontro sessuale con la donna delle pulizie. L'interpretazione di Gere è da annoverare fra le migliori della sua carriera più recente e potrebbe facilmente venire ricompensata agli Oscar; fra i caratteristi si apprezzano Jena Malone nel ruolo della figlia, Kyra Sedgwick e Jeremy Strong, che si fa notare pur apparendo soltanto in un paio di sequenze nel ruolo di un altro senzatetto (si era già visto come assassino di Kennedy nel recente "Parkland"). Una New York livida che fa da sfondo, paragonabile a quella di "Shame" di Steve McQueen, film per certi versi affine a questo.

voto 7/10

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