VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D+ARTE CINEMATOGRAFICA - GIORNATE DEGLI AUTORI
"Lavoro dell'amore", titolo (drammaticamente) ironico dove il lavoro scarseggia e i licenziamenti in una Calcutta periferica ed operosa cominciano al contrario a divenire una regola drammatica e sconvolgente, e la gente comincia di cconsseguenza a togliersi la vita dalla disperazione.
L'amore di una coppia giovane e bella c'e', ma non si puo' esprimere proprio a causa del lavoro, che li vede occupati entrambi, lei in una sartoria, lui in una grande tipografia, ma che nessuno dei due puo' permettersi di perdere. La crudelta' del caso vuole che lui lavori di notte, addetto alla stampa dei quotidiani, e lei al contrario di giorno.
Ritmi completamente antitetici che li costringono a vivere in una casa amata, semplice ma confortevole, senza poterla condividere assieme come natura e buon senso vorrebbe e richiederebbe. Si incontrano fugacemente se lui riesce a rientrare in orario, trascorrendo pochi minuti assieme in un letto che diviene una alcova sognante che l+abilita' visiva e rappressentativa del regista materializzano sotto forma di letto a baldacchino come sommerso, anzi avvolto in una foresta amena e materna.
Ma la realtä li riporta velocemente alla schiettezza quotidiana della dura realtä, che i due giovani accettano considerandosi dei privilegiati, almeno fino a quando riusciranno a conservare quella loro preziosa mansione.
Un colpo di fulmine per me questa opera prima emozionante del giovane regista indiano Adityavikram Sengupta, che procede con una narrazione fatta di primi piani magici e coinvolgenti, poetici e visivamente magnifici che si concentrano sui lavori manuali di casa, sulla predisposizione dei piatti che lei prepara a lui dopo che quest+ultimo si e recato al mercato, e che proprio lui spesso non riesce neppure a mangiare. Inquadrature concentraate sugli ingredienti, sui loro colori, sulla fragranza dei componenti basici di un cibo, sui colori dei tessuti, sui dettagli della cura nei lavori domestici.
La scarsitä di dialogo non fa che giovare ad un film che eleva per la grazia di cui si pregia ed avvale.
Per quanto mi riguardasi tratta della emozione piu' genuina avvertita fino ad ora al festival.
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