VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - GIORNATE DEGLI AUTORI. EVENTO SPECIALE
Cinema come documentazione del dolore, che sembra reale, vero, schietto e tutto fuorché costruito, ma abile frutto di una sceneggiatura che rimane invisibile come una funzionale cucitura interna di un abito, la quale esiste, ne siamo consci, ma non appare, si nasconde per rendere più fluido e funzionale il risultato d'insieme.
Ed anche più stordente e veritiero, come lo è l'apprendere del decesso per un incidente d'auto di una ragazza da parte dei propri cari. Il regista Hoogerndoorn segue la macchina della polizia nella quale due poliziotti si incaricano di andafre ad infornare genitori e fratello della vittima, conducendoli presso l'ospedale ove verrà condotta la vittima.
Un cinema-verità alla Jon Jost che disturba per il realismo con cui viene condotta la narrazione, ma ammirevole per la volontà di mantenere un rapporto distaccato con ogni forma di auto compiacimento o forma di melodrammatica soluzione ad una esposizione dei fatti che, al contrario, non solleva una scaglia di ghiaccio dalla dura, insopportabile crosta indigesta, indigeribile, inaccettabile, che è la presa di coscienza di una disgrazia irreparabile.
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