Regia di Mario Amendola vedi scheda film
Il film che segna l'esordio al cinema di Paolo Villaggio rappresenta per il poliedrico comico genovese un banco di prova per affinare il carattere, le smorfie e le voci di alcuni suoi personaggi che vivranno come protagonisti nei suoi lavori del periodo d'oro successivo di qualche anno alla realizzazione di questa anomala commedia grottesca che punta il dito sulla superficialità della piramide gerarchica ospedaliera che aveva già subito una forte critica mediante il personaggio arrivista e poco qualificato del Professor Guido Tersili interpretato dall'indiscutibile Alberto Sordi.
Amendola imposta il film sul binario della satira e si distanzia il più possibile dalla commedia pecoreccia, cerca di sfruttare al massimo il suo protagonista appena lanciato nella breccia che caratterizza un personaggio alquanto singolare e per niente accattivante, sostanzialmente un invasato che attraverso uno stratagemma si autoproclama dottore con tanto di laurea sgraffignata e da un momento all'altro mette in riga un intero sistema sanitario perchè convinto di essere stato illuminato dall'infinito, ne viene fuori un film dimenticabile e superato visto che le unghiate alla sanità del nostro paese erano pertinenti alla fine degli anni sessanta ma ora sembrano un pò fuori luogo: che che se ne dica i nostri ospedali godono di una organizzazione di tutto rispetto; è Villaggio in sostanza l'unica attrazione del circo alle prese con burocrati, politici, pazienti dell'alta borghesia e relative belle mogli, ciò ne fa un clone ante litteram del personaggio animato da Sordi citato sopra con il quale non può gareggiare ma riesce comunque a mettere in mostra il suo istrionismo.
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