Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Durante una partita di cricket nel giardino di una clinica psichiatrica, uno dei due uomini che tiene il punteggio racconta all’altro la storia di un musicista, di sua moglie e del loro strano ospite, che ha vissuto a lungo con gli aborigeni in Australia. Il tema dell’“irrazionale che irrompe nella normalità borghese” (Mereghetti) viene svolto in modo molto particolare, con toni sinistri ma anche con qualche parentesi divertita e con un’ambiguità di fondo. L’urlo, continuamente evocato (a partire dal titolo originale), sembra in effetti avere le caratteristiche letali che il misterioso personaggio gli attribuisce, ma d’altra parte non si rivela decisivo per la vicenda. All’inizio vediamo tre cadaveri allineati sui tavoli di un refettorio, e solo alla fine scopriamo che sono stati uccisi da un fulmine. E resta in sospeso una domanda: cosa c’è di vero e cosa di inventato nel racconto di Alan Bates, cioè di un disturbato mentale? Non è il tipo di film che mi entusiasma, ma devo riconoscere che ha un certo fascino.
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