Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Favoloso incrocio di cinema onirico e dramma familiare, sostenuto da una regia che mette sullo stesso piano paesaggio ed esseri umani.
Il valore del sogno e dei riti "aborigeni" conferisce al film la medesima "aura" di PICNIC AT HANGING ROCK e THE LAST WAVE.
La storia d' amore tra Bates e la York, poi, assume i toni di un "horror" magico ed è raccontata alternando riprese d' interni e natura "nemica", o, perlomeno, capace anch' essa di "sentire" gli sconvolgimenti dell' animo dei protagonisti.
Stranissima-inquietantissima-coinvolgentissima.
Assai azzeccata: i Genesis, già senza Gabriel, danno il meglio senza la vocetta di Collins. Tony Banks trattiene il suo "romanticismo" posticcio, mettendosi al servizio di natura, paesaggi etc.
Vittima assoluta, un viso incredibile che presterà al primo "padre" di Alien e ad Elephant Man (!!!). Una sofferenza continua, ma che non deborda mai. Dio della recitazione.
Anche lei, inquietante e domestica at the same time.
Scuola inglese alla Oliver Reed, dei inarrivabili degli anni '60-'70. Facce che oggi non esistono più, facce truci, assolutamente uniche, specchio fedele di attori "vissuti", usciti dalla scuola di teatro e catapultati nel retro di un pub. Oggi fai fatica a distinguere tra loro mtv-like-baby-faces insulse, trascinate da attorucoli senza personalità e senza qualità.
Libertà creativa transnazionale tipicamente Sixties. Una specie di Polanski più bizzarro e discontinuo, ma capace come pochi di raccontare storie di gruppi che attraversano crisi di natura varia ed eventuale.
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