Regia di Anthony Mann vedi scheda film
Interessanti i western di Anthony Mann, per il loro cercare di rompere continuamente i canoni imposti da John Ford, a cominciare dalle ambientazioni in primis, che dalla Monument Vallet passano a terreni rocciosi brulicanti di verde, ma non meno pericolosi del deserto, dove l'inferno di sabbia, qui tende a mascherarsi in un paesaggio rassicurante, ma pronto a mutare nel peggiore dei posti. Il protagonista Manniano, non ha nulla di Fordiano, scordatevi il rigore monumentale di John Wyane o le guappate giovanili di Ben Johnson, che alla fine ci danno sempre un eroe invincibile ed inscalfibile, qui abbiamo una figura dubbiosa, imperfetta, ambigua e soprattutto incline all'errore, Jeff Webster (James Stewart), segna la maturazione definitiva del concetto di protagonista Manniano; un individuo che uccide due persone per non farsi fregare la mandria, si fa ingaggiare da Ronda Castle (Ruth Roman) come guida per sfruttare l'occasione di poter varcare il confine, frega la mandria sequestratagli dal giudice/sceriffo Gannon (John Mclntire) e il suo rifiutarsi di aiutare la gente di Dawson nonostante sia in grado di usare le armi meglio di tutti.
Più che il classico eroe, sembra il ritratto di un menefreghista, oppure più semplicemente un essere umano tridimensionale come altre figure che popolano il film, spingendosi al limite del possibile consentito dal codice Hayes. Le terre del Canada della fine dell'800 sono l'ultima frontiera inesplorata ed incontaminata oltre ai poli nord e sud; l'oro appena scoperto attira una marea di persone in cerca di fortuna e una lunga schiera di affaristi come Jeff, il quale non vede l'ora di fare un mucchio di soldi contando sulla vendita della sua mandria a prezzi esorbitanti data l'enorme richiesta di viveri e come lui anche Ronda, tramite il suo locale e Gannon, che ha accentrato le funzioni di giudice e monopolista nella vendita di viveri nelle sue mani, stanno già da tempo facendo affari d'oro sfruttando tale occasione.
Mann non rinuncia alla spettacolarità delle scene, sfruttando in lungo ed in largo le scene in esterna per regalare scorci inediti, realizzando sequenze dall'alto tasso tecnico e di montaggio come la frana delle rocce sul gruppo di Ronda Castle, girata senza l'ausilio di trasparenti, che qui sono abbandonati del tutto, così come inesistenti sono le scene su set costruiti negli studio e ben gestite sono le sequenze notturne, rese molto meglio esteticamente e nell'illuminazione rispetto allo speculare Là Dove Scende il Fiume (1952). Assistiamo alla nascita di Dawson e alla sua fiorente popolazione, ma anche alla nascita dei semi del capitalismo nei personaggi di Ronde e soprattutto dell'avido giudice Gannon, che spadroneggia come gli pare e piace per saziare la sua sete di ricchezze ed innanzi al suo potere, la politica dell'indifferenza di Jeff deve arretrare tenendo conto che un uomo forte come lui ha delle responsabilità collettive prima che individuali. Il percorso di maturazione come di consueto, passa attraverso la caduta sia interiore che fisica, dovendo soffrire le pene dell'inferno, le quali faranno ardere le fiamme violente della vendetta generate dal tradimento, tema costante della filmografia di Mann, il quale cerca di costruire dei personaggi approfonditi psicologicamente e delle soluzioni crepuscolari, come gli scontri a fuoco, che sono si pochi, ma girati con un senso della tattica e senza cercare di costruire intorno al duello personaggi statuari nella loro immobilità, puntando sul dinamismo e sfruttando il terreno di scontro al meglio.
Stewart si mostra l'imperfetto protagonista Manniano con la sua recitazione anti-accademica e piena di sfumature, eccellenye Walter Brennan come sua spalla e Ruth Roman nel dare vita ad un personaggio femminile per nulla decorativo e spiace quindi per una prima parte qua e là ondivaga, nonché per il personaggio di Renee (Corine Calvet), petulante e assolutamente fuori luogo nella sua monodimensionalita' in un film del genere, che per il resto risulta eccellente.
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