Regia di Anthony Mann vedi scheda film
Il tratto più evidente di questo western è un uso divertito del colore: Anthony Mann compone una vivace tavolozza di persone, animali e paesaggi, in cui la coralità è un mosaico vibrante e gli sfondi sono maestosi monumenti naturali. La poesia è quella dolceamara del destino, che dapprima ci delude conducendoci lontano dai nostri obiettivi, ma alla fine ci consola, facendoci scoprire la nostra vera casa. Questa morale spezza la logica a due valori del successo/insuccesso, tradizionale dominatrice dello spirito del "go west", della conquista del territorio e della corsa all'oro. "Terra lontana", invece, fa proprio il senso più autentico dell'avventura, in cui l'ignoto e l'imprevisto non sono evanescenti accessori di contorno, bensì sono i veri artefici della storia, e determinano, oltre alla sorte effettiva dei personaggi (che qui è inattesa e rivelatrice), anche la loro evoluzione interiore. Il film che, in maniera sporadica e istantanea, attinge ai toni del mélo, si regge, in gran parte, sull'impianto della tragicommedia, governato da un convenzionale gioco delle parti: in un ambiente di cowboy intriso di sarcasmo e furberia, si inseriscono la determinazione e la solida passionalità di singole figure femminili, eroine del sacrificio in un mondo di ladri e profittatori. "Terra lontana", con il sogno di un'"altrove" che nasconde il desiderio di un ritorno, è un'opera dai due volti, e amalgamata in un brioso disincanto, in cui la luce della speranza sottende l'ombra della nostalgia.
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