Regia di Diego Bianchi vedi scheda film
Nasce già vecchio Arance & martello, «un film in costume - recita il cartello iniziale - ambientato nella calda estate del 2011». Quando ancora c’erano al governo Berlusconi (qui un gruppo di militanti del PD raccoglie le firme per chiederne le dimissioni) e al comune di Roma Alemanno (Tirabassi interpreta il sindaco di destra), prima del ritorno della sinistra.
Diego Bianchi, alias il televisivo Zoro, al suo esordio cinematografico sembra ingranare la marcia giusta quando, all’inizio, descrive con grande precisione alcuni caratteri molto romaneschi che si muovono attorno allo storico mercato del quartiere di San Giovanni a rischio chiusura.
Subito dopo, però, la storia si avvita in un‘eterna caricatura di un’incredibile riunione di partito senza capo né coda, come l’opera stessa. Zoro vorrebbe essere - come gli capita in tv - intelligente, ironico, tagliente, sagace, grottesco, mentre, paradossalmente, le sequenze in cui lui è protagonista sono le più deboli del film. Perché la forma cinema ha bisogno di rispetto e non è uguale a un servizio in motorino con l’autore di Gazebo Andrea Salerno (qui in un cameo). E l’autoreferenzialità, l’autocompiacimento, le furbe formule (la captatio benevolentiae con la pseudo autocritica di Zoro personaggio) insieme a una povertà di creazione d’immaginario cinematografico a cui sopperire citando esplicitamente nientemeno che lo Spike Lee di Fa’ la cosa giusta, non fanno un film.
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