Regia di Nima Javidi vedi scheda film
Melbourne, seconda città australiana per numero di abitanti, è la destinazione verso cui si sta preparando ad emigrare, per ragioni di lavoro e studio, una giovane coppia di sposi iraniani. I bagagli sono pronti, come testimoniano le suadenti immagini iniziali che puntano sulla stoffa dei vestiti, sulle deformazioni che essa assume, sulle pieghe che la deformano sinuosamente di fronte all'aspiratore d'aria che impedisce alle valigie di scoppiare. C'è un po' di agitazione tra le mura domestiche sempre più spoglie, per la necessità di sistemare tutto prima di lasciare il paese, quando mancano ormai solo poche ore dalla partenza del volo: finire di vuotare la casa, farla controllare dal padrone di casa, salutare parenti ed amici, peraltro anche un po' invadenti, accordarsi con i conoscenti che già vivono in loco e tempestano la coppia di chiamate via skype dispensando consigli ed opinioni in merito ad ogni aspetto legato al viaggio.
E tutto questo cercando di limitarsi nel fare rumore, al fine di cercare di non svegliare la neonata che dorme nell'altra camera: non già la figlia della coppia, al momento senza prole al seguito, ma la bambina del vicino di casa separato ed in causa con la moglie; creatura di pochi mesi che la babysitter ha messo letteralmente in mano alla coppia pregando loro di prendersene cura nel tempo breve di una importante quanto inaspettata commissione da parte della donna. Ma il sonno della bambina pare pesante, così pesante da indurre il ragazzo a controllare da vicino. Salvo scoprire, con orrore e shock devastanti, che la piccola creatura ha smesso di respirare da un po' di tempo. Che fare? come comportarsi in quel caso? Chi fare intervenire? E poi perché la babysitter non è più tornata? Avrà mica provocato lei incidentalmente la morte della piccola e affibbiato poi alla coppia il neonato per far ricadere su di loro, ignari ed ingenui, tutte le tremende insopportabili responsabilità di un decesso davvero misterioso?
Giallo da camera, o meglio da appartamento, insolito per la nazionalità iraniana della produzione, di solito avvezza alle più tradizionali tinte neorealiste, presenti pure in questo caso, ma distolte ed allontanate presto dall'attenzione che la vicenda riesce a trascinarsi dietro, sfociando nel genere, nell'intrigo più classico e complicato da risolvere per scagionarsi da una devastante responsabilità. Melbourne finisce presto per risultare una pellicola snervante per l'irrequietezza che i comportamenti ingenui, stolti e assolutamente irresponsabili della coppia di sposi, (quelli di lui in particolare), riescono a far provare in seno agli spettatori, storditi dalla piega gialla che la vicenda assume dopo un inizio qualunque tra battibecchi e contrasti o confronti familiari al limite della banalità. La vicenda finisce poi per avvitarsi su se stessa, mancando di successivi ulteriori spunti di interesse tali che ne possano in qualche modo accentuare o continuare a tener viva l'attenzione, rischiando più volte la ripetitività.
Poi però arriva la soluzione più facile e vigliacca a cui si possa pensare, che conclude un dramma dell'inesperienza ed interviene proprio quando le responsabilità, sia pure a causa di errori di comportamento dettati da una inettitudine giustificata, drammaticamente plausibile ed in piena buona fede, mettono in chiaro la vera dinamica della tragica vicenda. Un film intrigante e disturbante, che sa attrarre ma anche repellere, trovando in questa sua straniante antitesi ed inconciliabilità, la sua reale genuina forza di carattere.
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