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Villa Touma

Regia di Suha Arraf vedi scheda film

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La recensione su Villa Touma

di gaiart
7 stelle

Villa Touma

 

 

Un film di un’estetica ed eleganza rare, Villa Touma della stessa sceneggiatrice e regista di Il giardino dei limoni e La sposa siriana, Suha Arraf, indaga la fondamentale concezione oggi di nazione, di appartenenza, d’identità.

Ragionando sempre per metafore e allusioni, il film è perfettamente riuscito sia nell’intelligenza e raffinatezza della proposizione, sia nel modo indiretto, subliminale di presentarla allo spettatore. Ad esempio, quando le donne cuciono e vengono rappresentati i colori della bandiera palestinese. Oppure quando si riprende il muro della villa senza mai valicarlo, metafora di un altro muro, quello che divide da Israele.

 

4 personaggi femminili principali, tre sorelle appartenenti all’aristocrazia palestinese-cristiana di Ramallah e una nipote rimasta orfana che viene accolta, molto diverse tra loro, vivono rinchiuse appunto nell’endroit bourgeois, della villa decadente. Assieme alle donne, l’edificio viene trattato come un personaggio a sé. La vita scorre sempre uguale e noiosa, surgelata: bei vestiti, cene silenziose, la messa.

Spazi claustrofobici, riprese solo da vicino, mai con campiture lunghe o esterne sulla città di Ramallah, quasi ossessive e maniacali, fanno del film piccoli quadri in movimento. Nei dettagli interni poi, e nella loro preparazione su mobili, abiti, acconciature, lampade si vede una fotografia eccellente e raffinatissima di Yaron Scharf, che rende Villa Touma veramente un piccolo gioiello tutto al femminile.

 

Anche se in realtà le protagoniste vivono in attesa o nel ricordo ossessivo di un uomo o di un marito perso, mai avuto o morto, la forza delle attrici sole sul palco di Venezia nella settimana della critica, fa pensare esattamente all’anacronistica realtà che le donne vivono nel film.

Il film rientra perfettamente nella storia del cinema medio orientale, la regista è palestinese, anche se il film è finanziato dall’Israel Film Fund cercando cosi ancora per una volta quel dialogo che sembra da anni ormai introvabile.

 

 

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