La recensione su Villa Touma

di alan smithee

6 stelle

Ula Tabari, Nisreen Faour, Cherien Dabis, Maria Zreik

VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – SETTIMANA DELLA CRITICA

Dalla sceneggiatrice dei celebrati Il giardino di limoni e La sposa siriana di Eran Riklis, Villa Touma costituisce per la cineasta pure l'esordio nella regia: una occasione per restare prudenti e scegliere o privilegiare ambientazioni in interni eleganti e soffocanti, quelli propri di una società ed un ceto nobili in via di estinzione nei territori della palestina. Una comunità agiata e cristiana che si isola sempre più dal resto del mondo, rimanendo saldamente arroccata alle proprie intransigenti tradizioni religiose e culturali che non ammettono deviazione alcuna.

Quando a Villa Touma, una elegante casa patrizia di Ramallah in Palestina, a pochi chilometri da Gerusalemme, tre sorelle nubili si vedono sopraggiungere dall'orfanotrofio la figlia orfana del loro fratello e di una musulmana, motivo per cui avevano interrotto ogni rapporto col consanguineo traditore, ecco che almeno due delle tre cercano con tutti gli stratagemmi di trovarle un marito a cui darla in sposa, e liberarsi di questo fardello impegnativo ed indesiderato. Per questo motivo conducono ala ragazza ad ogni evento sociale che possa avvicinarla ad un giovane del loro stesso rango: cristiano e abbiente. Ma né matrimoni, né tantomeno funerali, si riveleranno particolarmente forieri di nuove conoscenze. Nel frattempo invece la giovane, di nome Badia, si innamora ricambiata di un bel giovane canterino che si rivela tuttavia un profugo, per giunta ricercato. Gli incontri clandestini nottetempo ed in segretezza, per buona pace del vecchio cane rumoroso e involontariamente spione, condurranno la giovane ingenua ed inesperta ad una gravidanza incidentale che farà degenerare la situazione, sino ad un epilogo-sorpresa che è impossibile raccontare se non si vuole svilire l'esito di una storia a tratti forse un po' statica e raggelata, sin troppo formale da rischiare la caricaturalità nel delineare la logorroica e risoluta incapacità di adeguamento di certa aristocrazia completamente arroccata su posizioni ormai indifendibili e fuori da ogni grazia divina.

Nisreen Faour, Cherien Dabis, Ula Tabari, Maria Zreik

Girato un po' convezionalmente, ma con una grazia “ivoriana” (nel senso di James Ivory, ed intende essere un complimento), Villa Touma gioca la sua carta migliore su un finale-sberleffo che è pure uno schiaffo crudele ma realistico che rispecchia le ingiustizie e le drammatiche contraddizioni di una vita terrena che non basta quasi mai per dare appagamento agli oppressi e alle vittime di ingiustizie e soprusi.