VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - SETTIMANA DELLA CRITICA - MIGLIOR FILM
Dalla Serbia ecco il "ragazzo di nessuno", una evidente ma per nulla pedissequa rivisitazione de "Il ragazzo selvaggio" di Truffaut, ambientato a fine anni '80, alla soglia dello scoppio della sanguinosa guerra civile nei Balcani, che finisce per appropriarsi violentemente della vicenda, condizionando non poco i destini del nostro turbolento e travagliato personaggio.
Un bambino di nemmeno dieci anni viene casualmente ritrovato nudo, sporco e in uno stato da selvaggio nei boschi da alcuni cacciatori di lupi.
Condotto in un orfanotrofio vicino a Belgrado, dove viene studiato, allevato nel tentativo di riportarlo alla civiltà che, chissà in che modo, gli è stata sottratta, essendo stato cresciuto e sfamato dai lupi. L'amicizia con un ragazzo orfano che attende sempre con speranza il ritorno ddel padre aiuterà il ragazzo ad arrendersi ai principi di una civilizzazione che, a prima vista, veniva considerata irrecuperabile.
Poi le disgrazie della vita che non fa sconti a nessuno, e Pachuca, così lo chiamano tutti affettuosamente, torna ad essere solo, a dover abbandonare la sua casa dopo quattro anni di percorso pieno di risultati. E poi, disgrazia finale, il conflitto sanguinoso nei Balcani, la guerra fratricida che spingerà il giovane a ritrovare la via dei boschi: forse i lupi sono davvero meglio degli uomini.
Poteva essere molto rischioso riaffrontare argomenti già trattati in modo esemplare da Francois Truffaut nel film già citato, e tanto più farlo con l'opera di esordio. Tuttavia a ben vedere il regista Vul Rsumovic affronta la vicenda da un punto di vista meno pedagogico rispetto al maestro nella Nouvelle Vague, puntando l'attenzione piuttosto sugli aspetti antropologici e civici di una vicenda assurda ed improbabbile, ma forse per nulla impossibile.
Il film è stato giudicato il migliore della rassegna "Settimana della critica": probabilmente un premio meritato, per una notevole opera d'esordio.
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