Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA – GALA
Ideale chiusura di una trilogia (o magari prosecuzione di un ciclo che vedrà dare alla luce altri capitoli – speriamo ancor più) è davvero piacevole rituffarci nel mondo leggero, malinconico, solitario, scanzonato, bonario e un po' lavativo del buon Gianni. Una persona forse senza particolari virtuosismi di cui andar fiero, ma nemmeno contraddistinta da evidenti difetti o scontrosità di carattere; una combinazione di caratteristiche che rendono il nostro uomo, ad un passo dalla pensione dopo decenni di impiego statale nascosto in trincea, una innocua personcina schiva e compassata, forse un po' codarda, che con una certa saggezza o buon gusto cerca di tirare avanti senza farsi notare, soprassedendo ai soprusi e alle soverchierie dei molti che tirano dritto alla meta senza dare alcuna precedenza, nemmeno a chi viaggia come lui “sulle strisce”.
“Buoni a nulla”, lo dice indirettamente il titolo, e il diario di uno o più individui miti: insomma, persone senza qualità, se non una limpidezza d'animo e una rara bonarietà caratteriale che li rendono docili in ogni circostanza. Anche quando il nostro uomo viene a sapere, da un giorno all'altro, due notizie altrimenti tragiche: la prima è che i sei mesi di lavoro restanti sono divenuti tre anni; come se non bastasse, le sue mansioni sono state spostate dallo storico ufficio di sempre, nel centro romano adiacente a casa, ad una sede distaccata ben oltre il raccordo anulare, a circa un'ora di viaggio a tratta.
Ma siccome Gianni è un buono, non fa nessuna sceneggiata una volta appresa la ferale notizia, e decide di avere il buon gusto di sentirsi male a casa, dove viene accudito, più che dalla ex moglie e dai due figli, dal nuovo compagno dentista della ex consorte (il grande Marco Messeri), col quale da sempre ha un feeling ed una intesa perfetti.
Nella nuova realtà lavorativa Gianni scoprirà com'è dura vivere nella giungla nemica, impegnato tutto il giorno a tener testa a colleghi ruffiani ed approfittatori (Gianfelice Imparato, fantastico come sempre), a cape autoritarie e schiaviste (la splendida Anna Bonaiuto) e deciderà di dar retta al compagno dell'ex moglie, scoprendo che a comportarsi da iene, tirando fuori la cattiveria, le soddisfazioni finalmente cominciano ad arrivare. Ma si tratterà davvero di un toccasana o sarà solo un modo per trovare una vittima ancor più mite sulla quale addossare una angheria in più nell'ambito di uno scaricabarile in cui ognuno di noi si rivale su chi è più debole?
Gianni De Gregorio, uomo di cinema da sempre, ma in veste di sceneggiatore, e da qualche anno regista ed attore per caso, per scommessa, per azzardo, (e per fortuna, verrebbe da dirsi), costruisce un altro prezioso tassello ad un personaggio che, già dal nome, è comunque troppo coincidente a se stesso-Gianni si, ma De Gregorio, per sembrare un personaggio creato dal nulla.
La capacità del regista di districarsi nell'ambito di una semplicità ed una leggerezza quasi disarmanti, forte di piccole meraviglie fulminanti come quando, da passante, egli rinuncia ad attraversare le strisce pedonali perché gli automobilisti sono troppo incarogniti per farlo passare, o quando medita la decisione di divenire cattivo sfoderando una grinta sconosciuta davanti ad una innocua piantina fiorita - permette a noi spettatori di dimenticare o non tener conto di certe forzature o lentezze narrative che smorzano di parecchio i buoni ritmi sostenuti iniziali.
La procace Valentina Lodovini (qui nei panni di una procace, ma meno maliziosa e più malinconica nuova Fenech), nel ruolo di una avvenente collega profittatrice, in verità più sincera di quanto non possa realmente apparire, e Marco Marzocca, nei panni dell'unico collega valido di tutta una sede dirigenziale, e per questo sfruttato e preso in giro dai più, completano una commedia che non si vergogna di viaggiare in tutta semplicità e senza vezzi di autorialità artificiosa, che finirebbero per annientare l'autenticità dei personaggi esemplari che popolano una storia che rispecchia da vicino come siamo, come ci comportiamo, e quanto grotteschi e di cattivo gusto siano molti dei comportamenti che caratterizzano i nostri rapporti col mondo circostante.
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