Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film
È una bella sensazione quella di tornare ancora una volta dentro l’universo così personale e riconoscibile di Gianni Di Gregorio, autore del sorprendente Pranzo di Ferragosto e poi di Gianni e le donne. Un mondo dove tutte le banalità del quotidiano che ben conosciamo - dalla difficoltà dell’attraversamento pedonale al sopruso di chi parcheggia male con il Suv o al fastidio delle riunioni condominiali - trovano nella cifra poetica e distaccata dell’autore la possibilità di uno sguardo leggero, ma non per questo meno pungente o compiaciuto. Anzi, in questo terzo episodio, il nostro Monsieur Hulot prova a ragionare su come si possa sopravvivere a tutte le angherie giornaliere, magari mettendo da parte il buonismo connaturato all’animo umano. Un teorema che porta il regista narrativamente un po’ più lontano dalle sue messe in scena precedenti e che, soprattutto, lo costringe a confrontarsi con un altro personaggio a cui, un po’ forzosamente, cede il passo. Senza nulla togliere alla bravura di Marco Marzocca, perfetto nel ruolo del collega dell’ufficio di un ministero di fantozziana memoria che dice sì a tutti e viene schiavizzato anche dalla prorompente Cinzia (l’autoironica Valentina Lodovini), il film a un certo punto soffre d’un improvviso sbilanciamento narrativo. Poi però basta un attimo, uno sguardo benevolo e grazioso di Gianni, a riportarci dentro un cinema a misura d’uomo che pensavamo non potesse più esistere in Italia.
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