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Annabelle

Regia di John R. Leonetti vedi scheda film

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La recensione su Annabelle

di alan smithee
5 stelle

AFA ESTIVA & BRIVIDI HORROR

Nella California di inizio anni ’70, una bella coppia formata dal medico specializzando John e dalla bionda e carina moglie casalinga Mia, si appresta ad accogliere al mondo il loro primogenito.

Appassionata di cucito e collezionatrice di bambole, Mia ottiene dal consorte in regalo una bambola artigianale di pregevole fattura, tutta pizzi e ricami, di nome Annabelle, che la donna pone al centro della sua vetrina dedicata alla collezione di cui va fiera.

Una notte un rumore sinistro sorprende nel sonno i due giovani, che si accorgono che alcuni ladri stanno svaligiando la casa dei vicini. L’uomo interviene, ma la situazione precipita e la moglie, accorrendo in suo aiuto, viene gravemente ferita da una coltellata alla pancia. Intervengono gli agenti, uccidono uno dei due malviventi, mentre la compagna, che si rivela essere la figlia sbandata dei vicini aggrediti ed uccisi, ora adepta di una setta satanica, si rifugia nella stanza delle bambole di Mia e, stringendo al petto Annabelle, si toglie la vita.

Da quel momento lo spirito maligno che albergava nella ragazza si trasferisce all’interno della bambola, già di per sé inquietante nell’espressione severa e assieme beffarda disegnatale in volto dall’artigiano che l’ha ideata.

Mia si salverà per miracolo, e pure la bambina che porta in grembo, ma per i due coniugi sarà l’inizio di un calvario dell’orrore che non smetterà nemmeno quando il marito deciderà di disfarsi, inutilmente, del pupazzo malefico.

Il film intraprende nel suo prosieguo tutto il suo prevedibile excursus fatto di avvenimenti inquietanti e misteriosi, di nuovi personaggi che intervengono (un prete volenteroso e comprensivo e una libraia che pare sapere molto a proposito) per tentare di scampare una minaccia che troverà una soluzione, ma solo per i nostri due protagonisti, trasferendosi poi su nuove vittime designate, e collegandosi al film campione di incassi di cui questo costituisce uno “spin off”: The Conjuring”.

Quest’anno poi Annabelle ha avuto un seguito, anzi un prequel, che riporta ancora indietro la vicenda fino agli anni ’50, in capo al costruttore e “papa” di Annabelle.

In film qui presente vanta di una scrupolosa ambientazione storica, che tuttavia ostenta una perfezione sin troppo accurata e una maniacalità nei dettagli sin eccessiva, a scapito della sorte dei due protagonisti e coniugi, relegati a figurine o cliché di poco spessore e anzi piuttosto piatti e convenzionali.

John R. Leonetti conosce i trucchi del mestiere e sa organizzare una certa soddisfacente suspence, che trova il suo apice nell’inquadratura insistita sul volto maligno della inquietante bambola assassina (Leonetti fu anche coinvolto, tra l’altro, come direttore della fotografia nei ’90 di un capitolo de “La bambola assassina”, altra saga horror incentrata su un pupazzo malefico, l’altrettanto inquietante Chucky). Il film tuttavia, forte di una certa presa emotiva, ma che si annacqua presto dietro soluzioni scontate tipiche di un horror che vuole piacere ed aprirsi anche al pubblico familiare non proprio avvezzo alla bassa macelleria, non va oltre una medietà ed una sufficienza stringate, forse anche a causa di una cast non proprio sfavillante, almeno non all’altezza, ad esempio, di quello che è stato radunato per il recente e già accennato valido prequel Annabelle 2, incasso a sorpresa di questa cinematograficamente smunta e magra estate 2017.

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