Regia di John R. Leonetti vedi scheda film
«Non si può più lasciare la porta aperta, il mondo è cambiato»: da questa considerazione, enunciata da Mia al marito John, emerge l’intrigante nucleo teorico del mediocre spinoff di L’evocazione, il cui direttore della fotografia Leonetti migra alla regia con Wan coproduttore. Volgono al termine gli anni 60, i televisori trasmettono le immagini di Manson e dei suoi efferati omicidi, la vita delle famiglie americane sta mutando e la sicurezza domestica è compromessa. Lo sarà per sempre. Wan e Leonetti risalgono le radici dell’horror postmoderno, quasi interamente basato sulla messa in crisi delle istituzioni tradizionali (casa, chiesa, famiglia), per confezionare un prodotto la cui dimensione vintage sposa una messa in scena pienamente contemporanea.
Gli oggetti quotidiani diventano perturbanti, le porte vanno chiuse a chiave, nel nido familiare si covano traumi. Wan dissemina il testo di riferimenti a L’evocazione - sposta gli oggetti da un film all’altro come d’abitudine (vedi la saga Saw) - ma in scena scorrono accozzaglie sconnesse di riferimenti e cifre di genere. Fantasmi, tecnologia ribelle, bambole assassine, ribellioni atmosferiche; Rosemary’s Baby, Shining, L’esorcista, The Strangers; false soggettive in avvicinamento, grandangoli a casaccio, facili spaventi annunciati dal sound design o dal buio improvviso, presenze demoniache nel secondo piano prospettico. Costruito come un vortice ossessivo dal finale irrilevante, Annabelle non alza mai l’asticella dell’horror anni 10.
Abbonamenti disponibili su iTunes (semestrale 34,99€ - annuale 59,99€)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta