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Terminator

Regia di James Cameron vedi scheda film

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La recensione su Terminator

di chinaski
7 stelle

Tempeste magnetiche e raggi laser nella notte apocalittica, teschi schiacciati e ridotti in polvere, guerriglie post-industriali, la rabbia contro la macchina, la resistenza, il passato, l’unico modo per distruggere ogni speranza è eliminare la donna che l’ha tenuta in grembo, annunciazioni, un arcangelo soldato in spoglie terrene di stracci e scarpe da ginnastica firmate, portatore del seme della ribellione e del suo paradosso, poi un messaggero di morte in giacche di pelle nera e borchie punk, sicario ultraterreno in un corpo di oliata perfezione muscolare, il Terminator viene gradualmente privato di tessuti ed epidermide fino alla totale rivelazione del suo endoscheletro, simbolo della definitiva sconfitta della nostra razza, ormai spodestata della matrice riproduttiva, destituita dal Potere Genetico dalle intelligenze artificiali che essa stessa aveva creato.

Le schegge visive dell’avvenire appaiono come frammenti di sogni o ricordi, oscure reminiscenze impregnate di un dolore indelebile per lo stato di prigionia e sottomissione umana, poi devastanti azioni di rivolta, agguati ed esplosioni fra cumuli di macerie e rovine, il presente si sgretola nell’avanzata devastatrice del cyborg, ogni tentativo razionale di opporsi all’idea di un mondo dominato dai suoi simili viene spazzato via da scariche di proiettili e da una inarrestabile violenza, James Cameron cancella le luci e i colori dell’edonismo imperante nella sua epoca per una cupa messinscena d’annichilimento, la musica pare fondersi in suoni liquidi e metallici, la metropoli come buia giungla d’asfalto diventa lo spazio claustrofobico di inseguimenti e omicidi e forse semplicemente era già tutto qui, nel declino di una società senza più controllo dove le armi, il sadismo e la paura erano le forze dominanti. L’umanità era già perduta ancora prima di essere annientata.

Una tempesta si profila sui limiti di un deserto sconosciuto. Una donna registra messaggi per un figlio non ancora nato. Una fotografia scattata.

Il futuro sembra essere ora.

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