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Teresa Venerdì

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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La recensione su Teresa Venerdì

di alan smithee
8 stelle

Pediatra fannullone e rincorso dai creditori; orfana di buon cuore che combina mille pasticci al fine di aiutarlo. Una spassosa baraonda di gag dal gran ritmo, per una commedia degli equivoci brillante e gustosa che ricorda Hawks e Susanna, senza dover ricorrere a felini.

Nel bel mezzo del secondo tragico conflitto mondiale, il cinema italiano trova il tempo ed i modi garbati per intrattenere il pubblico con un film scoppiettante di vitalità e tempi comici a tratti irresistibili: una commedia veloce e spiritosa dal gran ritmo in cui intravediamo un altro lato dello sfaccettato e variegato mondo artistico di Vittorio De Sica, regista ma anche attore, se non mattatore, burattinaio abile e spiritoso di una girandola di equivoci sentimentali che, vista oggi, è in grado sia di intenerire, sia di rilasciarci generose risate di puro divertimento.

Quasi un “Susanna” all’italiana insomma, forte di un ritmo concitato e di caratterizzazioni strepitose: tra queste non possiamo certo dimenticarci di Anna Magnani, favolosa nel caratterizzare un personaggio di fatto secondario, ma che acquisisce poco per volta una predominanza tale da divenire uno dei principali elementi di divertimento ed ilarità. La grande attrice, a quei tempi ormai vicina alla fama che la rese diva internazionale, interpreta una cantante e ballerina di cabaret, amante del protagonista, medico pediatra fannullone e sul lastrico, inseguito dai creditori e di fatto senza clienti, inviato dal ricco padre a fare da medico responsabile di un orfanotrofio.

Ivi incontra, tra le altre, la diciottenne Teresa, orfana di buon cuore e con la passione per la recitazione, a causa della quale si innescheranno tutta una serie di equivoci che indurranno l’incauto medico a doversi destreggiare con ben tre pretendenti (Adriana Benetti, tenera e di buon cuore è Teresa venerdì, Anna Magnani una strepitosa amante-cantante, una Crudelia Demon in anticipo sui tempi e straordinaria femme fatale, dura, sempre scocciata, convinta di essere lei la donna di classe da imitare ed invidiare, e proprio per questo divertentissima, ironica, in grado di accentrare su di sé tutta o quasi l'attenzione, e divenendo il baricentro di una vicenda che la vedrebbe solamente, in linea di principio, come figura di contorno; infine Eva T. Dilian, fidanzata ufficiale, ochetta giuliva viziata e figlia capricciosa e adorabilmente sciocchina di una borghesia arricchita ma ancor ben poco smaliziata), tra l’altro maldestramente coadiuvato dalla presenza di un maggiordomo improvvisato decisamente maldestro e pasticcione.

Gran ritmo, dicevamo, sullo stile della commedia americana scattante e senza tregua che ha reso Howard Hawks uno dei capostipiti più efficaci e talentuosi del genere, e rende questo piccolo gioiello, uno dei capisaldi della commedia italiana, prima dell’avvento dell’”era” neorealista, alimentata e ispirata quest’ultima, dalle più funeste e drammatiche vicissitudini della guerra in corso.   

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