Regia di Dino Risi vedi scheda film
Può darsi sia l'unico film in cui non è proprio nuda Serena Grandi. Il ruolo diTeresa è adattissimo a lei. Molto bravi anche Pagni e Barbareschi. Dino Risi li dirige con empatia. Tre visioni con oggi: *** e mezza per me sono dovute; diventano **** per reazione a tante stroncature esagerate. Benché non mi piaccia andar contro corrente.
TERESA (1987)
IL SOGGETTO
Dino Risi lo troviamo spesso "partecipe" alla sceneggiatura e non di rado anche al soggetto dei film da lui diretti. Qui invece il soggetto è "esclusivamente" suo e secondo me si capisce quanto ci sia affezionato dall'empatia che emerge verso tutti i personaggi (un po' come Fellini verso quelli di Amarcord). Soggetto indubbiamente originale, almeno all'epoca, quando alla guida dei Tir una donna non la si era ancora vista nè sullo schermo nè, credo, nella realtà. Difficile era trovare l'attrice credibile, adatta ad esserne protagonista. Ma come ci arrivò?
LA COLLABORAZIONE CON LA PRODUZIONE
Trovo verosimile che Dino Risi e un produttore coraggioso come Pio Angeletti (grandi amici sin dai tempi di "I mostri", successone del 1963) avessero visto insieme la Serena Grandi versione Tinto Brass ("Miranda", 1985) e che, commentandolo tra loro, fosse scoccata la scintilla, l'idea primigenia: utilizzare le caratteristiche di quel gran corpo in modo nuovo, cioè rinunciando (imprevedibilmente) a scrutarlo in modo così indiscreto ed invece provando a valorizzare soprattutto le espressioni del volto - simpatico e a suo modo "bello" - di Serena, altrimenti destinato inevitabilmente a ridursi accessorio irrilevante.
(Miranda, 1985, di Tinto Brass)
L'ATTRICE PER IL RUOLO PRINCIPALE
Ipotizzo dunque che non si sia trattato, per il soggettista Risi, di trovare l'interprete di Teresa bensì il contrario: individuare in Teresa il personaggio giusto per Serena. Operazione che a me appare col senno di poi (e col vantaggio forse di non averla mai veduta in alcun altro ruolo) tutto sommato abbastanza semplice. Si trattava in sostanza di semplificarne la definizione: viso "da contadina" (o, se lo ritenete scortese, "da balera della campagna bolognese") e corpo, possente, proprio "da camionista" (vabbè, qualcuno aggiunge "con airbag incorporato"...). Due cose che stanno tanto bene insieme.
CAMION, CAMIONISTI, CAMIONISTE
D'altra parte i camionisti la maggior parte di noi li ammira pur immaginandoli come "omoni" (come il Michel Constantin del 1974 "Il bestione"). La versione femminile doveva essere all'altezza, avere una fisicità adeguata.
Eh sì, sono in verità i camion - non i camionisti - a farci un po' paura così al cinema ("Duel" chi se lo dimentica?) come talora nella realtà. Frase ricorrente: "La strada è di tutti ma dei Tir un po' di più"; e però anche: "Perchè hai bisogno di un supereroe quando tuo padre è un camionista?" o " Dio benedica gli agricoltori e i camionisti. Dove saremmo senza di loro?".
Oggi poi, sono passati più di trent'anni, pure camioniste, più o meno sexy, si favoleggia ce ne siano parecchie sulla strada - anche in Italia - e dotate, pare, di professionalità invidiabile non disgiunta da gradevolezza d'aspetto. Talvolta (immagine da Dagospia del 2014) non solo loro ma anche del loro "10 ruote" ingentilito.
L'INTERPRETAZIONE DI SERENA GRANDI (29 anni all'epoca del film)
Dino Risi a mio parere (assolutamente non condiviso dai più) è riuscito ad ottenere da questa attrice poco quotata una Teresa davvero perfetta. L'ha resa "vera", credibile in tutte le sfumature del carattere del suo personaggio, che non sono poche, puntando essenzialmente sulle potenzialità espressive di quel suo volto che ho definito "da contadina" che per me vuol dire bello benchè o proprio perchè ruvido, genuino, volitivo ma anche semplice, finanche ingenuo. Serena aderisce alla essenza di Teresa nella sua determinazione fiera e persin testarda di donna che vuole essere "autonoma" a tutti i costi e anche nei momenti in cui emergono i suoi timori, la sua insicurezza di fondo; a suo agio poi (vorrei dire "naturalmente") quando tira fuori le grinfie, aiutata com'è dalla sua "autorevolezza fisica" che determina nei maschi uno stato di soggezione psicologica. Insomma io l'ho trovata impagabile, pienamente nella parte, davvero brava.
Sto esagerando? Il fatto è che - come mi accade davvero di rado - non riesco a pensare ad altri che lei per essere Teresa.
L'ACCENTO EMILIANO
Io sono bolognese e dunque abbastanza sensibile a questo aspetto per un film ambientato nella nostra regione. Anche la Grandi è nata nella mia città ma è doppiata (dall'esperta Angiola Baggi che è veneta, nativa di Monselice) ed io la sua parlata l'ho trovata azzeccata. Non è un accento romagnolo come si legge da qualche parte nè quello della provincia modenese cui si avvicinano (oltre ad Eros Pagni con effetti simpaticissimi) più o meno tutti gli altri attori. Diciamo un generico accento emiliano che non mi disturba affatto: un po' marcato ma l'atmosfera della storia secondo me lo giustifica.
LA STORIA (solo l'inizio)
Teresa guida da sola il suo camion. Gino è alla guida di un altro camion, c'è una pericolosa tenzone a base di sorpassi tra loro, pericolosi anche per altri; scende minaccioso e, fattane la conoscenza, ammorbidisce i toni e le offre presto un caffè nella sua cabina, da lei rifiutato perchè ha fretta di tornare a casa dal "titolare" dell'azienda, il marito Stallino che è gravemente malato.
"Teresa..., Teresa...". Gli si avvicina e lui con un filo di voce: " A voi murì ben.." "Adesso?" "Adesso o mai più" "Va bene.." (gli dice lei con un'espressione dolcissima e chiude la porta della stanza).
Resta così vedova Teresa, il marito se n'è andato sorridente, anche se...la madre di lei dice "cirrosi epatica" e non le dispiace affatto che, conclusasi la sepoltura, sua figlia sia invitata a pranzo dal Commendator Nabucco che le ha fatto le condoglianze porgendole un mazzo di rose a gambo lungo ("12mila lire..."). È un facoltoso quasi cinquantenne, proprietario di un'azienda di autotrasporti, che, le dice, potrebbe "far molto" per lei ora che è rimasta sola. A patto che lo accetti come secondo marito. Proposta non presa assolutamente in considerazione, continuerà da sola la sua attività senza bisogno di aiuti da alcuno... e allora il discorso diventa subito molto meno amichevole. Ci sono ben 80 milioni di debito da saldare entro ferragosto, cambiali in scadenza firmate da Stallino. Teresa non ce la può fare, dice lui. "Vorrà dire che falliro!" ma non è questo che accadrà secondo Nabucco, non è il denaro che gli interessa. "Vorrà dire che mi sposerai!"
E mi fermo qui.
I PERSONAGGI SECONDARI
...Salvo aggiungere che è una storia corale in cui i personaggi sono tanti, tutti ben tratteggiati e gradevoli, fors'anche i meno realistici (come un barone tedesco - questa sì è una macchietta, che peraltro può anche esser giudicata divertente - che pure vorrebbe farla sua sposa ma non sembra capace di intendere e di volere, almeno secondo le sue "protettrici": una sorella nonchè la madre centenaria doppiata da Oreste Lionello).
Scelti opportunamente, facce e interpretazioni adeguate, quelle dei numerosi caratteristi che ora non cito, facendo loro un torto, sia per brevità sia perchè non ne ricordo i nomi, che non mi sembrano molto noti. Mi limiterò a ricordare...
I DUE COPROTAGONISTI (e antagonisti tra loro):
• EROS PAGNI (49 anni)
Nabucco è innamorato perso - e chissà da quanto tempo - di Teresa e fa di tutto anche con metodi disonesti (non è proprio uno stinco di santo) per metterle i bastoni fra le ruote onde far sì che lei non riesca a saldare il suo debito talchè si trovi "costretta" a sposarlo. Ci riuscirà? Per lei è importante non accettare costrizioni ma anche non trovarsi in condizioni economiche precarie, lui lo sa e su questo punta.
Eros Pagni, ottimo attore di teatro più che di cinema, oggi ottantaduenne, è splendido (la classe non è acqua) dall'inizio alla fine con i suoi sbalzi d'umore oscillanti dalla tenerezza che si rende conto dover usare nei confronti di Teresa alle arrabbiature improvvise, con toni alti che mi fan venire in mente Louis De Funès. Il risultato è che tutte le volte che è in scena il divertimento è alto. C'è poi la scena in cui offre da bere a tutti al ristorante perchè lei si è lasciata scappare una promessa che... è addirittura commovente: un gioiello.
Merita almeno un'immagine, anche se fotogrammi suoi dal film non ne ho trovato uno.
• LUCA BARBARESCHI (31 anni)
Tra i molti problemi, di camion e non solo, che Teresa si trova ad affrontare c'è il rapporto con un bel giovane, Gino, altalenante tra reciproca attrazione e rissa per contrasto di caratteri: aiuto-camionista di Serena prima, cameriere-amante di una ristoratrice poco avvenente in seguito, sarà davvero rivale in amore di Nabucco? A suo sfavore gioca la scarsità di risorse o prospettive economiche.
Così diverso dagli altri personaggi del film qualcuno pensa che sia troppo "fuori contesto". No, non la penso così, ciò è voluto: alto, sottile, bello, non simpaticissimo, "aristocratico" insomma (un Vittorio Gassman prima maniera, quello dei tanti anni prima de "I soliti ignoti", che a Luca non sono arrivati mai) mi sembra adattissimo per attrarre Teresa. Dunque scelta felice anche questa. E interpretazione da apprezzare.
IL MIO VOTO
Sinceramente non capisco di quale sorta di antipatia generale soffra questo film che mi ha divertito e mi è piaciuto davvero parecchio talchè mi sento costretto questa volta a pormi contro corrente.
Riguardo al confronto con tanti dei bei film diretti precedentemente da Dino Risi penso che - escludendo naturalmente i capolavori, quali "Una vita difficile", "Il sorpasso" e "Profumo di donna" - questo "Teresa" (così come, immediatamente precedente, "Il commissario Lo Gatto", film comico "coraggioso", ebbi già a scriverne) siano figli degli anni ottanta che non sfigurano.
Quanto a Serena Grandi, che fra tredici giorni compirà 62 anni, le regalo - insieme ai miei sinceri auguri - la promessa di non vedere (almeno per un anno ancora) alcun altro suo film in modo tale che io possa continuare ad identificarla con la sua Teresa.
cherubino,
10 marzo 2020
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Una foto in bianco e nero di una Serena Grandi "ante litteram":
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