Regia di Jonas Cuarón vedi scheda film
Non conoscevo questo film, e confesso di averlo visto solo ieri sera, beccato per caso dopo alcune ricerche.
“Desierto” è una pellicola del 2015, un esordio alla regia del giovane Jonàs Cuarón (figlio del famoso Alfonso) in cui viene affrontata la delicata tematica dell'immigrazione clandestina e, soprattutto, del razzismo.
Nel film vediamo il protagonista, Moises (Gael García Bernal) viaggiare con un gruppo di immigrati, attraverso l'infuocato deserto di Sonora, nella speranza di attraversare il confine con gli Stati Uniti. D'un tratto, però, il suo gruppo s'imbatte in Sam (Jeffrey Dean Morgan), uno spietato “gringo” che, accecato dall'odio verso i messicani, inizia a ucciderli uno per uno, aiutato dal suo feroce cane. Inizia così per Moises e i suoi compagni una dura lotta per la sopravvivenza: dovranno scappare dallo psicopatico che tenta di ucciderli e cercare comunque di varcare il confine.
L'intreccio risulta “semplice”, quindi, ma la narrazione è assolutamente intensa, e più di una volta mi sono trovata a trattenere il fiato per le immagini molto forti e la tensione crescente generata dalla trama.
Qui vediamo un Morgan (bravissimo) fuori di testa - carburato da sorsate di Jack Daniel's, anche con temperature che sfiorano i 46 gradi - che si diverte a fare “il tiro a segno” con i messicani, senza risparmiarne nessuno.
Ricordo di aver letto una dichiarazione dell'attore, in cui diceva che durante la lavorazione del film aveva suggerito al regista di evitare di inserire particolari sulla vita del personaggio antagonista, perché non era necessario che il pubblico sapesse come e perché era arrivato a quel punto di non ritorno. Vedendo il film, però, mi ritrovo a non essere d'accordo con Morgan, perché invece un approfondimento psicologico sul villain non avrebbe affatto guastato, anzi, avrebbe spiegato al pubblico il motivo del suo odio radicato verso i messicani e la sua incredibile cattiveria.
Malgrado questo punto - che reputo un po' una mancanza - il film mi è piaciuto molto (l'ho visto in inglese con sottotitoli in italiano, perché purtroppo il film non è arrivato in Italia) e ritengo che gli argomenti sollevati, così come il modo in cui sono affrontati, portino il pubblico a riflessione e siano pertanto importanti, quindi ne consiglio assolutamente la visione.
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