Regia di Giulio Petroni vedi scheda film
Il Messico è stato terreno fertile per il cinema italiano impegnato degli Sessanta e dei primi anni Settanta, da "Quien sabe?" (1966) di Damiano Damiani a "Giù la testa" (1971) di Sergio Leone: il paese delle tante revolucciones, purtroppo quasi tutte fallite, permetteva agli autori di fare un discorso sulle masse sfruttate (i campesinos sporchi e laceri erano un esempio ideale) e la rivoluzione possibile (il riferimento abbastanza chiaro era alla revolucion castrista), se le masse fossero state unite (el pueblo unido jamás será vencido), con un linguaggio piacevole e seguito come quello dello spaghetti western. In effetti, qui basta cambiare un paio di nomi e siamo in pieno nella storia vera del Messico degli anni Dieci del Novecento. Basta mettere i nomi al posto giusto: Zapata invece che Tepepa e Huerta invece che Cascorro; Madero è mantenuto con il suo vero nome. In più, vi era di solito la presenza di uno straniero: il killer americano Lou Castel in "Quien sabe?", il bombarolo irlandese James Coburn in "Giù la testa", il medico inglese John Steiner qui. E generalmente le lande assolate del Messico hanno portato fortuna al nostro cinema: anche in questo caso il film funziona, anche grazie alle ottime interpretazioni, soprattutto dell'intenso Tomas Milian (un attore da noi noto soprattutto per il suo personaggio meno significativo, quello del Monnezza), ma anche di un divertito Orson Welles (che ripropone un infernale Quinlan in salsa chili) e di un John Steiner, per una volta non costretto nel ruolo di un cattivo troppo stilizzato. Ottima anche la fotografia di Francisco Marin. (1 giugno 2008)
Nel Messico dei primi del Novecento, un medico inglese salva dalla condanna a morte un peón, condannato per sedizione rivoluzionaria. In realtà, l'ha salvato perché vuole ucciderlo in prima persona, per vendetta, poiché il messicano, anni prima, gli ha violentato la fidanzata. Il peón, però, riesce, almeno temporaneamente, a liberarsi del medico, anche se entrambi sono inseguiti dalle truppe regolari del colonnello Cascorro, al servizio del governo presieduto dal traditore Presidente Madero.
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