Regia di Damien Manivel vedi scheda film
FESTIVAL DEL FILM LOCARNO - CINEASTI DEL PRESENTE
Nella rassergna “Cineasti del presente” figura il lieve, lievissimo “Un jeune poète”, esordio nel lungometraggio dell'ex ballerino Damien Manivel. con un unico protagonista, Remi Taffanel, ragazzetto spilungone e dinoccolato ossessionato dal divenir poeta, che il regista pedina mostrandocelo, con una certa inquitante ossessività maniacale, sempre vestito in bermuda, shirt e infradito e perennemente girovago in cerca di ispirazione, senza altra incombenza se non quella di essere schiavo di una ossessione: scrivere un capolavoro di poesia che rifugga facilonerie o sentimentalismi e si faccia forte di contenuti e spunti di riflessione.
Durante una calda estate infatti, nella cittadina marinara di Sète, tra Marsiglia e la Costa Brava, uno spilungone solitario e neppure ventenne si intestardisce a divenire poeta e si dà tempo una settimana per comporre una poesia che rifugga banalità e luoghi comuni, per trovare spessore e ispirazione genuini. Per questo passeggia avanti e indietro, incontra un paio di persone, si reca al suggestivo cimitero fronte mare della cittadina turistica e parla al cappezzale della tomba di un famoso peta.
Ma ogni situazione, anche le più estreme (come quando arriva a cercare ispirazione dall'alcool), sembrano avvicinarlo solo a scritti generici e banali, anche nelle situazioni più singolari, come sott'acqua o in un museo.
Lievissimo e “naturale” al punto da sfiorare la noia con la sua pedante ripetizione delle azioni, Un jeune poète cerca la freschezza dalla gestualità e dalla semplicità dell'impostazione, guarda il grande Rohmer, ma inevitabilmente molto da lontano, ma ci fa scoprire la freschezza di una ossessione singolare, accentuata dalla maniacalità esibita di mostrare sempre il suo protagonista e i personaggi che ncontra, sempre vestiti allo stesso modo nell'arco di tempo di circa una settimana.
Un ragazzo, un paio di bermuda, una T shirt ed una taccuino da riempire.
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