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Men Who Save the World

Regia di Liew Seng Tat vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Men Who Save the World

di alan smithee
6 stelle
 FESTIVAL DEL FILM DI LOCARNO 2014 - CONCORSO CINEASTI DEL PRESENTE
 
I festival del cinema hanno, tra gli altri, il merito di avvicinarci a cinematografie lontane e spesso inaccessibili, verso nuovi paesi, mondi e realtà troppo poco poco esplorati: come quelle malesi di LELAKI HARAPAN DUNIA, presentato anche col titolo internazionale piè accessibile di "Men who save the world". 
Incluso nella sezione Cineasti del presente, Men who save the world è un film del regista trentacinquenne di Kuala Lumpur Liew Seng Tat ed è una commedia bizzarra, ironica, ma anche semi-seria, che ci immerge in una impresa avveniristica tra la vegetazione lussureggiante di una foresta tropicale che non fatichiamo a ritenere coerente col paesaggio malese.
Un anziano ma energico uomo di nome Pak Awang ritiene di fare cosa gradita per il matrimonio della figlia, nel voler letteralmente spostare fisicamente una sua singolare costruzione in legno: una sorta di palafitta dai tratti sofisticati e vezzosi che nascondono, tra il marcio e i segni di degrado del tempo, una vezzosa sofisticatezza che fu: una costruzione posta in mezzo alla foresta, da spostare per "appoggiarla" in un terreno piu' consono alla vita di tutti i giorni e piu' prossimo al centro abitato.
 
 
Per fare questo l'uomo ingaggia un buon numero di manodopera, non sapendo che molti di loro, che soprannominano quella costruzione di tipo americano "la casa bianca", sono convinti che dentro la stessa, abbandonata da anni, viva un fantasma maligno che puo' arrecare loro e alle rispettive famiglie, delle minacce concrete e letali. Quando poi un nero fuggiasco, nello scappare inseguito dalla polizia, trova rifugio provvisorio in quella casa in corso di trasferimento, la presenza palpabile del mostro nero e malefico, si riterrà più concreta e minacciosa da parte della stolta manovalanza, in un crescendo di atti di panico che porteranno ad una soluzione finale classica di ogni civiiltà aggrappata alle più stolte ed irragionevoli paure.
 
 
Un film che ricorda imprese titaniche ed irrazionali alla Fitzcarraldo, ma che presto devia nella commedia di costume più colorata e ironica, e risulta interessante piü per la sua provenienza geografica insolita, che per il suo sviluppo, un po' scontato, troppo da commedia degli equivoci, e in tal modo prevedibile. La pellicola tuttavia non rinuncia comunicare una amarezza di fondo che si appiccica contagiosa addosso allo spettatore, e che nasce dalla stupidità e dalla pochezza dell'essere umano, abile a distruggere tutto cio' che di buono puo' esserci in nome di falsi miti o superstizioni irrinunciabili.
 
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