Con Dancing Arabs Eran Riklis torna nuovamente, come e' suo costume, e tematica che accomuna alcune tra le sue opere piu' riuscite (La sposa siriana, Il giardino di limoni, Zeitoun), a mettere il dito nella piaga insanabile del contrasto infinito tra ebrei e musulmani nei territori della Nativita'. Il bel manifesto del film (che qui purtroppo non ho trovato) mette in primo piano due piedi in equilibrio su una corda immaginaria che, dall'alto dei cieli, separa una città divisa da due etnie da sempre inconciliabili e fonte di scontri e violenze sanguinose senza fine, in nome ed a causa proprio di due religioni che, come quasi tutte le altre, inneggiano alla pace, alla tolleranza, e all'amore fraterno.
Riklin torna ad evocare un problema insanabile, e lo fa raccontandoci la storia dell'arabo Eyad che, ammesso in una prestigiosa universita' ebrea a Gerusalemme come primo ed unico caso per un ragazzo musulmano, trovera' mille disagi e prevaricazioni a farsi accettare, soprattutto quando si innamorera', ricambiato, di una compagna di classe ovviamente di etnia avversa. L'amicizia che lo leghera' al coetaneo Yonhatan, affetto da una gravissima forma di distrofia muscolare che lo regredisce pian piano allo stato vegetale, il ragazzo sara' costretto, con l'incoraggiamento della madre del malato, a cambiare la propria con l'identita' del fraterno amico per poter superare ostacoli invalicabili dovuti ancor piu' all'intolleranza e all'incomprensione, che ai singoli drammatici episodi di guerra civile che trasformarono i territori della genesi della cristianità nella piu' pericolosa fucina di vendette fratricide mai creatasi altrove.
Riklis racconta e mostra col cuore e con la determinazione di chi ha vissuto certe drammatiche discriminazioni o violenze, ed i suoi intenti sono stati e restano genuini pure con questo film; che tuttavia eccede nell'utilizzare la malattia come veicolo per acuire drammaticita' e tensioni, rischiando piu' volte di ricadere nelle trappole del melo' un po' ricattatorio e ostentato.
Il protagonista Tawfeek Barhom in Piazza Grande a Locarno
Buone le prove attoriali di un cast quasi tutto presente sul palco: bei volti tra i quali riconosciamo nomi noti ed apprezzati come Yael Abecassis e Ali Suliman, divi notissimi in patria e non solo, che destano simpatia e ammaliano con la bellezza di un carisma che traspare in ogni momento saliente della pur valida pellicola.
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