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Dancing Arabs

Regia di Eran Riklis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dancing Arabs

di port cros
6 stelle

67° Festival del film Locarno 2014

Non c'era un momento piu' adatto di questo, quando il conflitto arabo-israeliano ha ripreso ad insanguinare la Striscia di Gaza, per presentare questo film sulla difficile ma possibile convivenza tra palestinesi ed israeliani, un film in cui lo scorrere del tempo è scandito, sullo sfondo della storia personale del protagonista, dai conflitti che insanguinano il Medio Oriente tra inizio anni 80 e primi 90: l'invasione del Libano, la prima Intifada, la guerra del Golfo

Israele, primi anni 80: Eyad è il figlio di una famiglia di arabi israeliani: il padre militante comunista per l'indipendenza della Palestina, è orgoglioso del figlio considerato un piccolo genio, mentre la nonna, dolcissima anziana devota musulmana, lo considera il suo nipote prediletto. I rapporti della comunità araba con gli ebrei sono improntati alla diffidenza e alla conflittualità: i programmi scolastici per favorire la comprensione e l'amicizia tra ragazzi non impediscono certo che gli uni vedano gli altri rispettivamente come occupanti e terroristi. 

Qualche anno dopo Eyad, grazie alla sua brillante intelligenza, viene ammesso ad una prestigiosa scuola  ebraica di Gerusalemme, dove viene a contatto con quel popolo "nemico" che prima vedeva a distanza: il ragazzo deve affrontare tutte le difficoltà di sentirsi "diverso": deve subire una buona dose di stereotipi "etnici", la sua pronuncia dell'ebraico suscita ilarità, viene preso di mira dai bulli, i soldati lo fermano in continuazione per controlli, trovare lavoro come cameriere è impossibile per gli arabi, che vengono relegati nelle cucine lontani dall'occhio dei clienti. Ma oltre allo scontro, Eyad sperimenta anche l'incontro con "l'altro", attraverso due rapporti di fondamentale importanza: quello con Naomi, una ragazza della scuola di cui si innamora, e quelo con Yonathan, un ragazzo affetto da una malattia degenerativa, che Eyad assiste nell'ambito di un programma di volontariato, e la madre di lui Edna, che lo accoglie in casa stabilendo a poco a poco con lui un rapporto familiare.

 

Tawfeek Barhom

Dancing Arabs (2014): Tawfeek Barhom

 

Il film vuole mostrare come la conoscenza ed i legami interpersonali possano costruire ponti che vanno al di là delle divisioni politiche e degli odi tra i popoli, e "l'altro", il "nemico" puo' diventare invece parte di noi: cosi', quando i familiari esultano per i missili sparati da Saddam Hussein su Tel Aviv, Eyad non puo' fare a meno di allontanarsi disgustato e telefonare preoccupato a Naomi per accertarsi che stia bene. Ma l'integrazione non è una cosa facile: la storia con Naomi si scontrerà con le difficoltà insormontabili posti dalla famiglia di lei, che mai potrebbe accettare un fidanzato arabo per la figlia, e alla fine la stessa ragazza preferirà a lui una possibile carriera nell'intelligence che non consente rapporti col popolo "nemico".

Il rapporto con Yonathan e Edna si approfondisce invece sempre di piu', man mano che la malattia del ragazzo degenera e si trova a dipendere completamente dall'assistenza di Eyad, che nel contempo si allontana sempre piu' dalla sua vera famiglia. Un giorno Eyad, per ottenere l'agognato lavoro da cameriere, si abbassa allo stratagemma di assumere la falsa identità ebraica dell'amico. Edna, che ormai vede il ragazzo arabo come un secondo figlio, incoraggia questo inganno, addirittura spinge Eyad a sostenere gli esami di maturità per il figlio invalido. Lo scambio di identità giunge fino al punto che, quando Yonathan muore, viene sepolto nel cimitero musulmano col nome di Eyad, che assume l'identità dell'ebreo e rimane con Edna come se fosse il suo vero figlio.

 

Tawfeek Barhom

Dancing Arabs (2014): Tawfeek Barhom

 

Il film è nella prima parte ben costruito ed interessante (oltre che quantomai attuale in questi giorni di riesplosione del conflitto mai sopito) , soprattutto nel presentarci la difficoltà di far parte di una minoranza stigmatizzata e le lotte per far emergere la propia personalità oltre gli stereotipi ed i pregiudizi, oltre alle  le diffidenze reciproche nei rapporti tra due popoli costretti a condividere lo stesso territorio, ma anche la possibilità di superare muri apparentemente insormontabili. Nella seconda parte si spegne un po', scadendo in piu' parti nel un drammone scontato. Mi ha lasciato soprattutto perplesso l'idea finale che per integrarsi sia necessario abbandonare completamente la propria identità per assumere falsamente quella del'altro: non credo che l'integrazione possa basarsi su una menzogna.

 

 

 

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