Regia di Pedro Costa vedi scheda film
Nel flm, la storia privata del suo stralunato protagonista è strettamente legata a quella del Portogallo, poichè la pellicola (vincitrice a Locarno del premio per la migliore regia) di Pedro Costa, uno dei più amati autori della cinematografia portoghese, vuole in pratica raccontare, anche se in maniera mediata, la cosiddetta "rivoluzione dei garofani" che rovesciò la dittatura di Salazar.
Costa ce la mostra infatti adottando una prospettiva se non proprio inedita, abbastanza inconsueta, privilegiando cioè lo sguardo non del sottoproletariato autoctono, ma bensì quello di altri "dannati della terra" (nella fattispecie I migranti capoverdini che affollano la periferia di Lisbona).
Ne esce fuori un memorabile, toccante affresco all'interno del quale si affastellano ricordi e squarci di vita che si aggrovigliano attorno agli avvenimenti reali di quel sommovimento che fu capace di porre fine alla prolungata e feroce dittatura fascista.
Il colore si alterna così al bianco e nero, mischiando presente e passato (quest'ultimo principalmente incentrato a ricordare la travagliata esistenza del cavallo Dinheiro fatto a pezzi, straordinaria metafora per rendere ancora più chiare e toccanti le tribolazioni altrettanto sfiancanti, del nostro protagonista costretto a sua volta per sopravvivere, a una vita di stenti quale muratore sfruttato e sottopagato - esattamente come quelle di ogni lavoratore immigrato utilizzato dal sistema per rendere più floridi i proprio lucrosi interessi finalizzati escusivamente al profitto - e della sua amata Zulmira, insieme alla quale vive in una fatiscente baracca.
Un percorso un po' anarchico insomma ambientato in gra parte dentro a uno strano edificio - un pò ospedale e un po' prigione - popolato da altri derelitti e dai loro incubi.
Assolutamente da vedere!!!!!
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