Regia di Bonifacio Angius vedi scheda film
Non fa niente tutto il giorno, Angelo: parafrasando i CCCP, nella sua Sardegna provinciale e paranoica lui non studia, non lavora, non guarda la tv, non va al cinema e non fa sport. Al massimo, infila monetine nella slot machine del bar di periferia dove condivide la noia con una manciata di coetanei. Rasenta la non esistenza: impresa impossibile per il padre Peppino accorgersi di lui, più arduo ancora provare a conoscerlo, a trovargli un lavoro o un interesse. Peppino, vedovo e pensionato, scava nel solco generazionale aggiungendo attivismo a uno spirito attivo, e decide di buttarsi in politica. Il divario insanabile fra un Peter Pan apatico e il genitore è scavalcato da un evento tragico che li costringe a una vicinanza mai esperita prima, vissuta con disagio prima che con dolore, e che sprofonda Angelo in un nuovo tipo di solitudine. Lo sguardo del sassarese Angius è tagliente ed empatico allo stesso tempo: nel vuoto ottuso che attanaglia il suo protagonista c’è il languore di una generazione intera, un calore sorprendente nella descrizione del microcosmo incolore e gelido della provincia. Con un occhio alla messa in scena asettica della nuova onda greca, il regista si aggancia al suo territorio (la Sardegna, ma anche l’Italia tutta) dissezionando una famiglia pervasa di quotidiana, normale follia. E mantenendo il suo registro in un equilibrio straniante fra realismo e grottesco, abbozza il ritratto nero e vitale di un paese.
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