Regia di Jon Cassar vedi scheda film
Il 2015 è una buona annata per il genere western. Nasce a tutti gli effetti quello che ho voluto chiamare neowestern con Slow West (John Mclean), tendenza naïf che caratterizza titoli dello stesso anno come The Hateful Eight (Quentin Tarantino), Bone Tomahawk (S. Craig Zahler), Diablo (Lawrence Roeck) e Jane Got a Gun (Gavin O’Connor), e che la buona fattura di western più classici continui il suo momento di gloria come con Revenant (Alejandro González Iñárritu) e questo riuscitissimo classic western firmato da Jon Cassar.
Il valore aggiunto di questa solida storia tipicamente western – l’uomo violento che dopo essersi pacificato riprende le armi per fare giustizia in città riportando la legge – è la possibilità di vedere insieme sullo schermo Donald e Kiefer Sutherland, anche qui padre e figlio. Inoltre, se accantoniamo la solita gigantesca prova di Sutherland senior, va detto che Sutherland junior conferma qualità attoriali apprezzate fin dagli esordi e che in questa nuova fase della sua carriera, a quasi dieci anni dal successo della serie 24 (Surnow/Cochran, 2001-2010), ha egregiamente rispolverato. Non assomiglia al padre nella recitazione, nell’umoralità del personaggio e nella presenza scenica – quest’ultima inimitabile – ma è un perfetto corpo western, con un viso rude e scabroso come la pietra.
Il film, impreziosito anche dalle caratterizzazioni di Brian Cox, William Wincott e Demi Moore, non dà mai l’impressione di scivolare o scadere in qualche passaggio scialbo o solo informativo. Anche in questa pellicola, la sparatoria finale si consuma nel saloon con la chiosa visivamente epica dello scontro tra Sutherland junior e Brian Cox. Forse il miglior western duro e puro del decennio.
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