Regia di Phil Hawkins vedi scheda film
La cura di messa in scena e le acrobazie della macchina da presa non aiutano questa opera prima a decollare. La tessitura delle immagini, composte in stile film "autoriale", danneggia gravemente il risultato finale. Poco spettacolare, privo di tensione, con un Robert Englund bravo ma sprecato.
Allie (Emily Berrington) invita alla visione de Le colline hanno gli occhi 2, in proiezione notturna, il suo ragazzo Martin (Finn Jones). La coppia ha scelto il multiplex sbagliato perché qui, l'anziano ex proiezionista Stuart Lloyd (Robert Englund), dopo aver dato le dimissioni, decide di realizzare un film all'insaputa dei protagonisti. Ovviamente le intenzioni non sono delle migliori, trattandosi di un horror. Il primo a farne le spese è il superiore di Stuart, messo in condizioni di essere visto da Martin come responsabile del sequestro di Allie.
"Sono il proiezionista, o meglio lo ero, perché mi hanno messo a distribuire pop corn finché non andrò in pensione. Sono un relitto di un'epoca dimenticata. " (Stuart Lloyd / Robert Englund).
Phil Hawkins, ovvero l'ennesimo giovane (classe 1984) regista inglese che debutta con un'opera prima (dopo una sfilza di cortometraggi) e che si ritiene essere un genio. Lo si capisce da come -essendo anche lo sceneggiatore- mette in bocca ai protagonisti sentenze implacabili verso i film horror, definiti come "dozzinali e fotocopia -sbiadita- l'un dell'altro", elogiando i tempi passati (ancora?) dei lavori più contenuti -e magari in b/n- sul versante splatter (genere definito, dall'insolito censore/proiezionista, delle "torture porno per malati"). Perché -ci piacerebbe domandargli- questo The last showing cosa crede che sia? Un trattato di buone maniere e altruismo? No, per niente. È un film che fa dell'improbabile la carta vincente, a cominciare dalle pellicole citate e considerate capolavori: la coppia va a vedere Le colline hanno gli occhi 2, ovvero il brutto seguito -diretto da Craven- di un capolavoro, mentre Martin -che non apprezza gli horror- sostiene che l'unico film in grado di spaventarlo è stato... Candyman.
Omaggi banali a titoli ancora più banali ma, si sa, i gusti non si discutono. Si può però, invece, discutere della trama che forzatamente vede i due protagonisti ritrovarsi soli nel bel mezzo di una proiezione notturna in un multiplex di dieci sale. Si parte quindi da un assunto impossibile, per procedere sui binari dell'assurdo. L'incanutito proiezionista manovra PC, telecamere di controllo e quant'altri avveniristici strumenti a sua disposizione manco fosse un agile ventènne cresciuto a smart, tablet e insolubili RPG's (acronimo di role-playing game, ovvero giochi di ruolo d'azione). Ce n'è abbastanza per sospendere la visione dopo solo mezz'ora ma si resta a guardare per vedere fin dove possa spingersi la spocchiosa mania autoriale di Hawkins -bravino sì dietro la M.d.P. ma terribile come sceneggiatore- che vuole giocare a fare psicologia da due soldi (di metacinema nemmeno a parlarne, in questo piuttosto è da recuperare il Demoni di Bava). Il vèto posto sul gore (volutamente evitato) ed un finale cattivo dovrebbero risollevare il giudizio sul film. Dovrebbero, senza riuscirci data la calma piatta che regna sovrana per quasi novanta minuti. Qualcosa qui, in quest'ultimo (speriamo per i creatori) show, fa davvero paura: è il pensiero che qualcuno, da qualche parte, possa trovare in lavori di questa entità l'ispirazione (magari per un'opera prima). E nemmeno una parola, per l'immenso Englund? Rimediamo subito, perché lui è bravo, nulla da eccepire, e i suoi ghigni malefici superano -per efficacia- quelli del più popolare Krueger. Ma questa professionalità è completamente sprecata, quando è al servizio di un film così autocelebrativo ed elitario.
Citazioni al limite dello scontato
Quando Allie propone al ragazzo una serata al cinema annuncia così il titolo del film in programmazione: "Le colline hanno gli occhi 2 non sarà come Nightmare, ma..."
Anche i sassi sanno che in Nightmare, nascosto dietro gli incubi, si cela lo strafottente boogeyman dal volto ustionato, che veste con maglione a strisce rosso-verdi, indossa un cappellaccio e sfodera una mano artigliata: è Fred Krueger, l'alter ego di Robert Englund, attore qui, invece, nel ruolo dell'incanutito proiezionista frustrato e malato.
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