Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Un'opera prima "spirituale", in cui si respira l'aria rarefatta della montagna. Il bianco e nero è quello della neve sulla roccia, e la saltellante melodia del dialetto lombardo fende l'orecchio come una pungente brezza invernale. Il piccolo casotto del guardiano della diga, visto da dentro, sembra enorme, perché la solitudine dilata, oltre al tempo, anche lo spazio. L'arrivo del giovane e goffo sostituto perturba la tranquillità dei luoghi, come se egli si portasse appresso un po' del clamore e dell'irrequietezza tipici della città. La "spiritualità" di questo film è quella emergente da un'esistenza spartana, ma non rozza, senza pretese, eppure ricca, che raffredda i bollenti spiriti, ed insegna veramente a vivere.
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