Regia di Jonathan Kaplan vedi scheda film
Prima di tutto il protagonista non si chiama Treck, ma Truck ("camion") Turner, famoso ex giocatore di football americano. E poi non fa nemmeno il detective, ma lavora, a cottimo, per i bail bonds, coloro che prestano, contro interesse, i soldi della cauzione (come il personaggio di Robert Forster in "Jackie Brown"). Il suo lavoro consiste prevalentemente nell'andare a riprendere persone che, dopo avere ricevuto il prestito, se la danno a gambe senza restituirlo. Durante una missione ci scappa il morto e la donna dell'ucciso, una maitresse di un bordello di lusso, giura vendetta a Truck.
Il film ha numerosi buchi di sceneggiatura: perché mai Gator, pieno di soldi com'è avrebbe dovuto ricorrere a un bail bond? E perché mai la sua donna avrebbe dovuto prendersela così tanto, dato che quando è stato ucciso, Gator era in compagnia di una bionda? E perché Blue tenta di uccidere Truck prima attirandolo in una trappola dall'amico Nate, poi in ospedale, quando già prima è riuscito a penetrare impunemente in casa sua? Alcune scene fanno cascare le braccia, come la corriva sfilata delle prostitute al servizio di Dorinda, però il film è ben girato da Jonathan Kaplan, allievo di Roger Corman (un marchio di garanzia) e successivamente alla direzione di alcuni episodi del telefilm E.R., forse per scontare la colpa di avere ambientato una sparatoria in una sala operatoria (che fa anche rima). Isaac Hayes, ottimo musicista, premio Oscar 1972 per il tema musicale di "Shaft", si fa valere anche come attore, ben supportato da alcuni buoni interpreti tra i quali primeggiano Yaphet Kotto (uno che, in qualità di ebreo di colore, se è arrivato a Hollywood vuole proprio dire che ci sapeva fare) e Alan Weeks.
C'è una scena che, secondo me, è eccezionale e da sola vale un intero film, ed è quella della morte di Blue (Kotto). E poi non si può non provare simpatia per un personaggio che per fare colpo sulla fidanzata le regala un gattino (il gatto della ragazza era stato impiccato dalla banda di puzzoni capeggiati da Blue): una scena nella quale per un pelo non ci lascio una lacrimuccia.
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