Regia di Don Cheadle vedi scheda film
Tra il 1975 e il 1980 il grandissimo trombettista Miles Davis (Cheadle) si eclissò dalle scene: niente dischi, niente concerti, dopo quasi tre decenni di attività intensissima. Le biografie e i documenti relativi a quegli anni non hanno aiutato a fare luce su ciò che davvero accadde a una delle stelle più luminose del firmamento jazz. Così, con molta fantasia, prova a raccontarcelo un suo grande estimatore, Don Cheadle (già protagonista di film come Crash e Hotel Rwanda), in veste tanto di regista quanto di interprete, peraltro assai somigliante all'originale. Il film ruota sull'esistenza di un nastro che avrebbe avviato - con The man with the horn - la svolta funky di Davis. Da una parte gli squali della CBS, dall'altra uno scapestrato giornalista di Rolling Stone (McGregor) provarono a portare via il nastro al suo legittimo proprietario, tra session in studio, flashback dei tempi d'oro di Kind of blue, una gamba sciancata, uno sfondo razzista quasi impercettibile e tirate di cocaina senza freni.
Nonostante sia la sua prima esperienza dietro la macchina da presa, Cheadle dimostra di sapere curare con grande attenzione la forma anche grazie a un montaggio superbo (di John Axelrad e Kayla M. Emter), mettendo tuttavia troppa carne al fuoco e perdendosi su inutili rivoli narrativi.
Imperdibile la sequenza sui titoli di coda, con lo stesso Cheadle che suona con i vecchi compagni di viaggio di Davis (Herbie Hancock, Wayne Shorter), ai quali - per l'occasione - si sono uniti Esperanza Spalding, Antonio Sanchez e Guy Clark.
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