Regia di George Ovashvili vedi scheda film
Gran film, piccolo gioiello georgiano in lizza per lo stato dell'Est ai prossimi Oscar, è CORN ISLAND, conosciuto e distribuito in Francia col titolo appropriato “La terre ephémère”. Ben quattro anni di riprese per consentire al bravissimo regista George Ovashvili di riprendere la stagionalità che permette, lungo le acque del fiume Inguri, che scorre alle pendici della catena del Caucaso fino al Mar Morto, la formazione di isole di terraferma fertilissima ove alcun contadini locali si insediano per seminarvi il grano, farlo crescere, maturare in tempo per raccogliere il frutto prima che l'isola venga inghiottita nuovamente dalle acque pr formarsi da un'altra parte, magari nelle vicinanze, sempre diversa ma sempre della stessa terra di riporto.
Seguiamo il lavoro concitato di un anziano coltivatore, coadiuvato dalla preziosa presenza della giovane nipote quattordicenne, mentre sul fiume passano continuamente truppe armate delle due fazioni in guerra tra loro, e mentre un disertore in fuga e ferito chiede loro asilo e soccorso, nella piccola baracca al entro dell'isolotto.
Una accorta e suadente regia segue il lavoro dei campi, sorvola e circumnaviga l'isolotto, microcosmo di vita e fertilità, luogo di riparo e di sopravvivenza, almeno finché la natura, l'unica veramente potente ed eterna, decide di riprendersi inesorabilmente tutto ciò che le appartiene, in una scena finale incredibile per efficacia e resa scenica, in cui dall'alto vediamo sfaldarsi letteralmente l'isolotto, che si scioglie velocemente come uno zuccherino un un bicchiere d'acqua bollente.
Un film di sapore neorealista unico, sensazionale, da premiare davvero con l'Oscar.
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